10 giugno. Oggi è la festa dei fasci, evviva. Quanti bei ricordi. Il 10 giugno del 1924 hanno ammazzato Giacomo Matteotti. Ma non era colpa loro. Dumini, il galantuomo che comandava la banda, l’ha spiegato bene. E’ che Matteotti, cacciato a forza dentro l’automobile, si ribellava, scalciava, li prendeva a pugni, li insultava, ne combinava di tutti i colori. Ma cosa pretendete con uno che fa così? Neanche la pazienza di un santo! Poi la faccenda a Mussolini stava per costargli il potere, ma per fortuna la sinistra, tra divisioni e debolezze varie, ha virato su una opposizione che più coglionazza non si può, e così il capo del Governo è diventato il Duce, ha ucciso o messo in galera i pochi davvero pericolosi, tra i quali Antonio Gramsci, ed è andato avanti alla grande sino all’altro 10 giugno, quello del 1940, quando ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Insomma, è salito sul calesse del crucco in baffetti sosia di Charlot perché pensava che avesse già vinto e invece ci ha rovinato tutti, come diceva il geniale personaggio di Alberto Sordi omettendo che prima lo avevamo seguito con un certo entusiasmo, leggi razziali comprese. Però, con tutta la modestia paesana del caso, c’è anche un 10 giugno sassarese che precede quei due. Quello del 1923, quando Mussolini, che ancora è il Duce solo per pochi intimi e per gli italiani è semplicemente il presidente del Consiglio dall’ottobre dell’anno prima, alla stazione di Sassari si legge soddisfatto La Nuova Sardegna in attesa della partenza per Cagliari, dove concluderà la sua trionfale visita ufficiale in Sardegna. Soddisfatto perché La Nuova Sardegna fa una cronaca della sua giornata sassarese dallo stile precocemente littorio, sembra quasi inaugurare quello che assumeranno i cinegiornali Luce: “ Allo sguardo attento dell’on. Mussolini, largo e penetrante, nulla sfugge di quello che avviene all’intorno”. E’ una delle ultime cronache così fatte del breve periodo filofascista della Nuova. Tra pochi giorni la prenderà saldamente in mano Arnaldo Satta Branca che ne farà uno dei più eroici esempi italiani di opposizione democratica al fascismo ormai trionfante, che si vendicherà chiudendo a forza il più bel giornale sardo. E’ un articolo, quello che Mussolini legge sorridendo, che racconta del suo arrivo alla stazione con tutta la classe dirigente sassarese che lo accoglie festosa. Curiosa in cuor suo di sapere se questo nuovo capo del governo montato in sella dopo avere mandato migliaia di delinquenti a marciare su Roma sotto gli occhi benevoli del Re e dei carabinieri, porterà soldi e affari a questa borghesia decentrata sarda che ancora non sa bene come schierarsi. Dubbi che l’articolista naturalmente non manifesta, limitandosi agli osanna all’auto che risale il Corso, alle varie cerimonie e al discorso finale dal balcone del Palazzo della Provincia, a una piazza d’Italia che più piena non si può. Se la ride Mussolini, perché tra gli evviva ha fatto il ruffiano su sardismo e Brigata Sassari, fottendo alla grande tutti quei sardi che volevano lasciarsi fottere. E infatti oggi 10 giugno il treno lo porta a Cagliari dove il vero significato della sua visita è quello di fare fuori Lussu e Bellieni per mangiarsi il loro partito, che qui in Sardegna conta più dei socialisti, non è buccia di giocca. Prudenza, però. Adelante, Benito, con juicio si puedes. Adesso è finito il tempo dello squadrismo, bisogna rassicurare la borghesia, offrirgli un volto pacifico e benevolo, persino democratico, della dittatura. Una dittatura democratica, chissà quando rideva Mussolini vedendo che mostrava di crederci persino il sindaco di Sassari Mancaleoni, venuto a salutarlo alla stazione. Ma quale sindaco eletto dal popolo – pensa Benito, mentre risponde sorridente all’inchino – Tra pochi giorni questo lo caccio a calci in culo e lo sostituiamo prima con il commissario prefettizio e poi con un podestà. Ed è andata proprio così.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
L’anima della pietà. (di Giampaolo Cassitta)
La strana storia del Dr. Gachet. (di Giampaolo Cassitta)
Temo le balle più dei cannoni (di Cosimo Filigheddu)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Elisa o il duo Mamhood &Blanco? (di Giampaolo Cassitta)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Morto per un infarto Gianni Olandi, storico corrispondente da Alghero della Nuova Sardegna (di Gibi Puggioni)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.708 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design