Domenico è morto, volato giù da una finestra del quinto piano di un hotel di Milano con addosso solo una canottiera, ma con le mutande e un paio di pantaloncini a fianco, stranamente a far compagnia a quel corpo raggomitolato, “in posizione fetale”.
Domenico, unico figlio di una coppia “per bene”, un ragazzo di diciannove anni, brillante, all’ultimo anno di liceo, in gita scolastica all’Expo per due giorni ed una notte, una notte che ha messo fine alla sua esistenza.
E non è morto per un incidente, Domenico, non si tratterebbe di un fatto accidentale o di un malessere “mal gestito”, come ha dichiarato la preside della scuola che inizialmente si era anche lasciata andare a supposizioni attorno alla presenza di uno straniero, ben vestito, che si “aggirava nel corridoio dell’albergo.
Strana, questa preside, che non crede che i “suoi” studenti, tutti di buona famiglia possano aver avuto qualche ruolo in questa morte altrettanto strana.
E strani anche questi amici che, pur avendo condiviso la stanza d’albergo, non si siano accorti di nulla, non abbiano avvertito l’assenza di Domenico se non dopo che il suo corpo è stato trovato. Strano che non abbiano partecipato alla messa di esequie che è stata celebrata dopo qualche giorno. Strano che non abbiano visto, sentito o fatto nulla…
Ma non è che Domenico è morto per uno scherzo di qualche imbecille?
Come Stefano, morto durante una “gara di sputi”?
O come Salvatore, ridotto in fin di vita, per scherzo, da un branco che gli ha pompato aria compressa dal retto con una pistola per gonfiare pneumatici?
Come Gianluca, ucciso mentre aspettava il pullman, magari per un banale sgarbo in discoteca?
O come la ragazza trafitta col fucile subacqueo dal giovane compagno appena ventenne, che poi si scoprirà aver massacrato anche un altro giovane per pochi euro?
O come Andrea, disabile, spinto con la sua carrozzina lungo uno scivolo al centro commerciale di Platamona e morto dopo qualche settimana di agonia?
Dice la preside del liceo dove studiava Domenico che se fossero i “suoi” studenti ad aver commesso qualcosa, bisogna capirli, perdonarli, perché sicuramente non c’è stato dolo, che altrimenti le sorgerebbe il dubbio: “ma stiamo allevando mostri“?
Non so se stiamo allevando mostri, ma sicuramente qualche stronzo di troppo si!
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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