Nell’anno in cui Toto Cutugno vince il festival di Sanremo e Umberto Eco pubblica “il nome della rosa” esce, il 26 febbraio 1980 quasi in sordina, il 14° album discografico di Lucio Battisti ed è l’ultimo che vedrà la firma del duo Mogol-Battisti. Una giornata uggiosa, registrato a Londra, è un album complesso musicalmente e con dei testi completamente diversi dai precedenti. Ha una copertina bellissima che rende benissimo il titolo del disco: pioggia colorata in una foto in bianco e nero dove si intravvede, dall’alto, una persona con un ombrello e un maggiolino con i fari accesi che forse è fermo, in attesa. Oppure è in movimento. Chissà. A vederla, quella copertina, mi ha ricordato i giorni, i mesi, gli anni che stiamo attraversando: dal covid all’Ucraina c’è questo sapore di vita mal spesa dentro il colore di una giornata uggiosa, somma di mille giornate dove il bianco e nero è stata la nostra scenografia. Abbiamo tutti la voglia recondita di sognare non proprio la Nuova Zelanda come luogo in cui fuggire ma almeno abbandonare la Brianza velenosa che continua a camminare nella nostra quotidianità. Però poi proprio quell’album (che si apre con la bellissima “il monolocale”) si chiude inseguendo una libellula in un prato e chiedendosi “chissà chi sei?” Avevo una piccola storia da raccontare ma oggi non mi sembrava il caso. Dobbiamo continuare a camminare dentro queste giornate uggiose e provare a ripartire. Per andare dove? Lo suggerisce sempre l’ultima canzone dell’album “con il nastro rosa”: “Chissà che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo”. Ed è quello che dobbiamo ostinarci a fare.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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