Giornalista, scrittore e politico.
Questo è quanto racconta la biografia di Giuseppe Fiori, origini a Cuglieri e nascita a Silanus, classe 1923, scomparso a Roma il 17 aprile 2003.
Giornalista senza dubbio, ed anche storico per le stesse ragioni, ma più che scrittore lo definirei “biografo/antropologo”, perché il tratto del giornalista e dell’uomo impegnato politicamente, Giuseppe Fiori non lo perse mai, ovunque e in qualsiasi cosa scrivesse e raccontasse.
Da Gramsci a Berlusconi, passando per Lussu, Schirru, Berlinguer e senza tralasciare la sua visone di una Barbagia che il regista Carlo Lizzani seppe raccontare nel suo omonimo film “Barbagia”, del 1969, con sottotitolo uguale al libro di Fiori: “La società del malessere”, triste ma precisa immagine di una Sardegna costretta a cambiare, ad italianizzarsi per imposizione abbracciando culture di “nuova generazione” per abbandonarne una millenaria e molto più adatta al luogo. Cambiamento che Fiori racconta, sia dal punto di vista sociale che antropologico, come rigettato e combattuto da quei ribelli, “balentes”, che nella loro ignoranza capivano, comunque, che ci avremmo rimesso tutti, a diventare italianizzati per non essere mai italiani.
Seppe raccontare di Lussu e di Togliatti, lui, Giuseppe Fiori, “comunista indipendente” di una sinistra che già da allora veniva vista come fumo negli occhi dai vari capibastone e capipartito di un PCI dove già tracciavano una rotta ben diversa, molto meno morale e meno socialista di quanto Berlinguer Enrico professasse.
Come se Giuseppe Fiori sentisse, sapesse già, quanto questa trasformazione del comunismo in salsa centrista & affarista, compromissoria e compromettente, potesse essere poi propedeutica e fertilizzante per quel tipo di destra, commerciale ed ostentata di facciate rifatte per interni decrepiti, votata al malaffare, al clientelismo più parentale ed al populismo più abbietto, quella che solo pochi anni dopo si palesò con la discesa in campo del famoso personaggio di Arcore, avvenuta dopo che quel campo era già stato ben pulito, arricchito, arato e seminato da imbecilli come solo gli italiani sanno essere. Che tacquero sull’indicibile conflitto di interesse e di azione che gioca l’avere padronanza insieme dei media e delle leve del potere, ma lo sdoganarono di fatto, per usucapione e per usucapione continua ad essere occupata la politica istituzionale ed amministrativa. Non cambia nulla per quanto continuino a giocarsela sul numero di repubbliche, i risultati quelli erano e quelli restano, costante anche il loro peggioramento.
Sarebbe stato interessantissimo sapere, conoscere l’opinione di Giuseppe Fiori sul poi nato-travagliato PD, ma forse non sarebbe necessario, perché Giuseppe quanto accade oggi lo aveva in qualche modo, se non già scritto, perlomeno annunciato. Possiamo solo rammaricarci, oggi, del fatto che di giornalisti, di osservatori partigiani ma obiettivi e sinceri, di narratori del nostro tempo senza omissioni del suo calibro non se ne vedano più tanti in giro, così come non si vede più in giro nemmeno una sinistra davvero indipendente, non la si trova più neanche nelle teste dei più aficionados, che ancora rivangano le tombe di Lenin e di Marx, di Gramsci e Berlinguer mentre sgranocchiano, consumano, respirano ed ascoltano il prodotto del capitalismo e le sue amarezze, ne sono coinvolte e in un certo modo schiave.
Una intellettualità, la sua, senza remore, senza compromessi oltre quelli imposti da una dignitosa e paritaria coesistenza fra simili, un pensiero di sinistra ampio quanto l’umanità, come un pensiero di sinistra deve essere. Un pensiero che in quella che oggi chiamiamo sinistra si è perso. L’attuale idea è arroccata sul radical-chic e sull’autogratificazione, la qualità e quantità delle proposte, sia umane che politiche, dimentica di tutto il passato e le ragioni di lotta che a sinistra andavano e andrebbero imbracciate, così come quella “sinistra indipendente” cercava di fare allora e Giuseppe Fiori ne era esempio auspicabile.
Con questo non voglio dire che avesse ragione in assoluto, su molti aspetti mi sono trovato spesso in disaccordo anche con lui, ma voglio sottolineare che fra gli errori della politica fatti in buonafede e la politica che opera in totale malafede, continuo decisamente a preferire i primi.
Giuseppe Fiori è uno di quelli che in assoluta buonafede portava avanti il suo credo, non per se, ma per chiunque lo volesse. Giornalista, scrittore e politico -esattamente in quest’ordine- seppe esserlo per tutta una vita ed anche oltre, perché quel credo e quella morale di vita è tutta nei documenti che ci ha lasciato ed ai quali potremmo dedicarci nei restanti 364 giorni che contornano una commemorazione o un funerale. Ed attraverso di essi ritrovare, magari, quel pensiero di sinistra che sembra essersi perso nel tempo, fra le botteghe oscure e le comunità d’intento, fra un eskimo rispolverato ed un i-phone in tasca, fra un circolo tematico ed un Monte dei Paschi in cooperativa.
Non ricordarlo più domani, Peppino, dimenticarsene e fare finta di nulla non servirà, come non è servito per Pasolini e per molti altri, perché quello che hanno testimoniato e previsto lo abbiamo sotto gli occhi, palese e realizzato, l’utopia che raccontavano non è più tale e quel pensiero di sinistra non potrà che riaffiorare, ancora una volta emaciato e pesto, da questi cumuli di macerie sociali, economiche ed intellettuali che da oltre un secolo governano e dominano il mondo, distruggendolo. Non serve e sono certo non piacerebbe nemmeno a lui, ricoprirlo di aggettivi e di riconoscenza contornati da tanti coccodrilli che altri intellighentes ancora in vita gli dedicano, mentre erano e restano, molti di questi, esempio lampante dell’orrore e dell’errore che Peppino Fiori ha sempre raccontato, denunciato e combattuto, anche a sinistra; quelli che con il pensiero di sinistra non hanno mai avuto e nulla avranno mai a che fare, se non combatterlo per conservare i loro status, cosa che aborro, questa, anche se fatta in apparente buonafede ed accompagnata da rosse bandiere e troppi son’e tàulas…
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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