Giorgia Meloni sta portando il suo partito a una forza e a una centralità mai possedute dal 1945 da un gruppo di estrema destra per di più piuttosto partecipato anche da filo fascisti. Giorgia Meloni, come lei stessa ha ricordato in un noto comizio, è una donna. Ma è una donna che non si traveste per esercitare ruoli ritenuti maschili, come la papessa Giovanna, Fantaghirò, Giovanna d’Arco, la Viola di Shakespeare, e non è mai stata tentata di omettere al pubblico il suo genere per dare più forza alla sua opera, come Jane Austen, le sorelle Bronte e persino Arper Lee. E mi levo dunque il cappello davanti a una donna che in un ambiente culturalmente e politicamente poco paritario come il suo, è riuscita ad affermarsi per forza, coraggio e intelligenza. E’ riuscita dove da qualche anno l’attuale sinistra non riesce se non contando sulle quote rosa. Detto questo, c’è da osservare che se qualcuno pensa che la parità di genere, in generale, possa trovare alloggio a destra e addirittura sia compatibile con l’essere mussoliniani, è meglio che studi le cause delle eccezioni Meloni e Le Pen, anziché pensare a una regola. Cito un colloquio tra Mussolini e Claretta Petacci che la studiosa Mirella Serri ha ricostruito dai nuovi epistolari, diari e altri documenti d’archivio desecretati e ha riportato nel suo magnifico saggio “Claretta l’hitleriana. Storia della donna che non morì per amore di Mussolini” (Longanesi). Mussolini, durante la Rsi, si rivolge alla Petacci che aveva chiesto di andare in Germania quale informale ambasciatrice della repubblica: “Hai saputo delle ausiliarie? Fanno richieste impossibili. Le donne a Salò tendono a non collaborare con gli uomini come ausiliarie. Ma vogliono sostituirli nelle funzioni di comando. Clara, tu lo capisci, è l’indice di una situazione disonorante e abietta che ci svergogna davanti al mondo”. La Petacci lo rassicura: “Spero che tu non voglia paragonarmi a loro. Sono solo una povera donna ma a Berlino potrei fare bene e ottenere dal Fuhrer un nuovo appoggio per gli italiani”. Ma Mussolini le spiega: “Non ho dubbi, cara, ma non è possibile. Non fare come le donne che ho cercato di coinvolgere agli inizi del regime. Cercai di farle partecipare attivamente, dando loro precisi e numerosi compiti, pur mantenendole fuori dalla politica in senso stretto. Tali indicazioni, però, furono mal interpretate, noi le volevamo subordinate e invece loro cercavano la parità. Le abbiamo dovuto contenere”.Ecco, proprio perché sono un pervicace antifascista e un altrettanto pervicace progressista (detto il primo non ci sarebbe bisogno di specificare l’altro) mi auguro che Giorgia Meloni continui a conservare il comando nel suo gruppo, lo giudico un fattore di progresso perché è una donna, anche se ho paura di una sua vittoria e di un governo con lei e Salvini. Ma penso che, se continua a fare politica da quelle parti, come avvenne nel passato alle sansepolcriste delle origini del Fascismo e dal ’43 al ’45 alle ausiliarie di Salò, tra le quali veramente c’erano donne autonome e coraggiose, (come, si dice, la sarda Pasca Piredda), anche lei troverà un Mussolini maschio che si sentirà in dovere di “contenerla”.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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