Su Roma avevano marciato poco meno di trentamila fascisti armati, divenuti settantamila nella manifestazione dopo la capitolazione del re, dei quali almeno ventimila ancora armati. A difendere la città c’erano più di ventottomila soldati bene equipaggiati e disposti a obbedire agli ordini indipendentemente dalle loro simpatie politiche. Tutto questo in un Paese di trentotto milioni di abitanti. Negli Usa, dove gli abitanti sono 328 milioni, alla manifestazione contro la formalizzazione dei risultati elettorali hanno partecipato poco più di ventimila persone (Berlusconi ai suoi tempi e ora Salvini, noleggiando un po’ di pullman a buon mercato, in piazza del Popolo ne radunano assai di più), delle quali duemila hanno partecipato all’assalto a un palazzo difeso da settecento poliziotti tra cui molti simpatizzanti degli assalitori. Questo farebbe pensare che la Marcia su Roma era roba seria e quella sul Campidoglio una burletta. Non penso. Militarmente erano entrambe burlette e i loro organizzatori lo sapevano. Nella storia c’è spesso stata un’avanguardia che ha inverosimilmente indirizzato il corso degli eventi rispetto alle previsioni più credibili. Pensiamo al 1917 russo: era molto probabile che il regime zarista sarebbe caduto, ma se nel febbraio qualcuno avesse detto che Lenin, di ritorno dall’esilio, con una minoranza di bolscevichi avrebbe rovesciato il regime socialdemocratico per istaurare la cosiddetta dittatura del proletariato, pochi ci avrebbero creduto. Una volta chiesi al contemporaneista Emilio Gentile che cosa sarebbe accaduto a suo avviso se Vittorio Emanuele nell’ottobre del 1922 avesse dato ordine di disperdere i fascisti: mi rispose che l’esercito li avrebbe facilmente dispersi e difficilmente Mussolini sarebbe tornato alla carica; aggiunse anche, non richiesto ma per spiegare il concetto della casualità, che se Lenin avesse perso il treno che lo doveva riportare in Russia, la rivoluzione vera sarebbe rimasta la prima di febbraio, quella democratica. Credo agli ormai molti storici convinti che “se” (congiunzione sempre meno criminalizzata nella storiografia moderna) il re avesse firmato l’ordine di assedio proposto da Facta, i fascisti sarebbero stati rimandati ai loro covi, il movimento avrebbe perso appoggi e la storia d’Europa sarebbe stata diversa. Ma nello stesso modo se le migliaia di assalitori che sono entrati nel Campidoglio americano fossero riusciti a sequestrare Nancy Pelosi o Mike Pence o entrambi, o a compiere atti di ancora più clamorosa violenza, ora l’America sarebbe in guerra civile. Insomma, queste sliding doors della storia secondo me esistono davvero e quando sospetti di esserne in prossimità, c’è da cagarsi in mano. Penso che i due colpi di Stato tentati in Italia negli anni Sessanta e Settanta avessero entrambi possibilità di riuscita e che in entrambe le circostanze avrebbero potuto inaugurare lunghi periodi di dittatura fascista. Penso che il sequestro e l’uccisione di Moro, di cui le Brigate rosse sono state soltanto bestiali esecutori mossi da chi aveva interesse che i comunisti di Berlinguer restassero fuori dal governo della nazione, sia stato una sliding door dove la storia è andata per un soffio dalla parte peggiore, “se” fosse andata diversamente e si fosse formato un Governo solido appoggiato dalle parti progressiste del popolo italiano, ora molto probabilmente vivremmo tempi migliori. Per cui seguo con apprensione i giochi estremi di chi vuole far cadere questo povero Governo dalle venature populiste ma tutto sommato antifascista ben sapendo che se si vota vincerà una coalizione di destra la cui maggioranza è sovranista, razzista ed eversiva e può contare su un grande appoggio popolare, esattamente come l’uomo che in America con evidente violenza e comportamento criminale, ha messo in crisi quella democrazia.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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