Credo che i giornali siano in crisi anche perché, al giorno d’oggi, si ha un’informazione più completata e meditata attraverso la rete, in particolar modo abbeverandosi alle fonti dei tanti canali youtube disponibili per le più varie discipline e i più disparati ambiti di interesse.Prendete Nova Lectio di Simone Guida, poliglotta non ancora trentenne, oppure La biblioteca di Alessandria di Gioele Sasso, medico con la passione della Storia, per non dire del giovanissimo Marcello Ascani che con i suoi reportage ci racconta miserie e ricchezze del mondo, quel mondo che Nicolò Balini gira in lungo e in largo e di cui, in pochi anni, ci ha raccontato i segreti di cento diversi Stati.Il loro registro di comunicazione svaria tra l’esasperato slang giovanile e il formale, dosano ironia e leggerezza con discernimento, parlano le lingue e hanno con loro collaboratori o redazioni capaci di scovare contenuti sempre interessanti e di proporli con artifizi grafici di sicuro impatto.Mirko Campochiari del canale Parabellum, esperto di strategie militari, un paio di giorni fa ha messo in rete le intercettazioni telefoniche tra due soldati russi, sul fronte ucraino: la loro disperazione valeva molto più di tante analisi preparate a tavolino ed è valsa a spiegarci che non tutti trattano i fatti sanguinosi della guerra come partite di calcio.Tutta gente, questi youtuber, che spesso supera il milione di visualizzazioni per ogni video rilasciato.
Io questi canali li consulto continuamente.Ma quello di cui non posso fare a meno è l’approfondimento quotidiano del professor Aldo Giannuli, che nulla avrebbe a che vedere con i nomi riportati in premessa se solo non condividesse con loro la stessa piattaforma: youtube, appunto.
Giannuli, settantenne pugliese, storico di formazione marxista, esperto di geopolitica, profondo conoscitore dei servizi segreti, mi era noto per la sua ricca saggistica sui misteri dell’Italia repubblicana.Poi l’ho scoperto nella sua recente veste di tenutario di un canale youtube in cui racconta l’attualità, le strategie economiche, i rapporti tra Stati, le guerre.
Giannuli se ne fotte della postproduzione dei video, di grafici, carte e effetti speciali cui ricorrono i più giovani colleghi elencati in premessa, da cui peraltro viene spesso consultato essendo anche da loro riconosciuto come autorità.
Se volessimo cercare una metafora nelle vecchie e nuove metodologie di insegnamento, Giannuli sarebbe l’antica e cara lezione frontale in cui il docente è armato solo di parola e paradossi, mentre Guida, Sasso e Ascani impersonano i nuovi docenti multimediali abituati a usare una pluralità di strumenti e tecnologie per trasmettere competenze.
Nelle dirette di Giannuli non c’è mai l’interruzione per uno spot pubblicitario, caso credo unico nel panorama dei canali di una certa popolarità.
Il fatto è che il professore, nella sua semplicità, ha il fascino e la forza della competenza, nonché quel pervasivo profumo di libertà che emana da certe prese di posizione coraggiose, magari discutibili e a volte persino violente.Non posso dimenticare la sua invettiva contro l’Anpi, per la quale era pure tesserato, quando l’associazione dei partigiani non ebbe il coraggio di prendere apertamente posizione a favore dell’Ucraina. Oppure l’auspicio di una soluzione radicale in Russia, intesa come soppressione violenta di Putin.E non posso dimenticare anche la sua fiera rivendicazione di “non pacifismo”, in risposta a chi era ed è convinto che l’Europa debba farsi gli affari suoi e che l’Ucraina vada abbandonata al suo destino.
Oggi, invece, il professore ha fatto dichiarazione di non voto, annunciando che per la prima volta in quarantotto anni rinuncerà al suo diritto di elettore.Ma io non sono qui per rilanciare gli argomenti della sua rinuncia, perché molto più mi interessa raccontare la naturalezza irresistibile della sua formula di comunicazione.
Prendiamo, appunto, la giornata di oggi, non diversa da tante altre.
Giannuli appare all’occhio della webcam col suo bel faccione bonario e sorridente, seduto alla scrivania dietro cui troneggia a tutta parete una disordinata catasta di libri di cui, aguzzando l’occhio, si possono leggere alcuni titoli.Si scusa per aver saltato qualcuno degli ultimi appuntamenti quotidiani, a causa di un’operazione agli occhi che lo ha costretto ad una piccola pausa.Parla lentamente, con frequenti pause, ricorrendo spesso alla battuta e al sarcasmo.
Mette in fila i suoi argomenti a favore dell’astensione. Finita l’esposizione, in presa diretta, accetta di rispondere a coloro che stanno intervenendo in chat per esprimere il loro punto di vista.
Solo che l’occhio debole del professore non riesce a leggere quei minuscoli caratteri sullo schermo. E allora l’attempato youtuber inizia una avventurosa ricerca della lente di ingrandimento su una scrivania sulla quale si immagina regni il più assoluto disordine.Finalmente la lente riemerge dalle sudate carte e il prof prova a leggere i commenti degli ascoltatori, accorgendosi ben presto come la lente non basti per decifrarli.Allora Giannuli, sempre in diretta, si rivolge al pubblico chiedendo se qualcuno sappia come si possano ingrandire i caratteri.Il tutto dà una sensazione di spontaneità e improvvisazione che sono la vera marcia in più di questo canale, bello anche perché snobisticamente anacronistico.
Sarà forse che se qualcuno ha qualcosa da dire non ha bisogno di impacchettarlo nella carta lucida degli effetti speciali e dei colori ultravivaci.
Giannuli mi ricorda un mio vecchio docente di filosofia e storia, il professor Deiana, che di Giannuli aveva forse la preparazione ma non la simpatia.La prima volta che entrò in classe, eravamo in terza liceo, anziché perdere tempo in presentazioni partì sparato con due ore filate di esposizione fitta fitta arricchite da date, citazioni, riferimenti, il tutto senza mai muovere un muscolo o spostarsi di un centimetro dalla cattedra e, soprattutto, senza mai leggere il testo di riferimento, l’Abbagnano.Non erano ammesse domande né contraddittorio.Non eravamo abituati a questa valanga di informazioni e ne restammo sconvolti. Pietro, il compagno del primo banco, si alzò e disse di volersi andare a ritirare dalla scuola quel giorno stesso.
Vista la situazione e dato che le spiegazioni del professor Deiana spesso non seguivano il manuale, fummo costretti a prendere provvedimenti.Da quel giorno, iniziai a trascrivere le sue lezioni appuntandone gli aspetti salienti su un quaderno: occorreva, devo immodestamente dirlo, una certa facilità di scrittura per stare dietro a quell’eruzione verbale, eppure non ricordo di aver mai perso il filo.Tra terza e quarta, quando il professore ci lasciò, credo di aver riempito una mezza dozzina di quaderni che, seppi anni dopo, continuarono a circolare per quel liceo fino alla loro consunzione.
Quelle vecchie lezioni frontali, per quanto pesantissime, permettevano davvero di capire quale fosse la statura del docente. E, nel mio caso, mi impratichirono con l’arte dell’appunto volante, tanto utile poi rivelatasi quando iniziai a fare il giornalista.
Il professor Aldo Giannuli mette in pace il mio passato e il nostro presente telematico. Per questo gli voglio bene.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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