Dunque, l’agenda di oggi 24 giugno consisterebbe nel fatto che in questo giorno del 1985 Francesco Cossiga venne eletto presidente della Repubblica al primo scrutinio. Era la prima volta che questo avveniva “nella storia della Repubblica”, specificano tutte le sue biografie. Effettivamente non poteva essere avvenuto nella storia del Regno perché il Re non lo eleggeva nessuno. Era lui che eleggeva gli altri. Io correttamente dovrei parlare della sua discussa presidenza e del suo discusso personaggio. E con “discusso” non sto esprimendo giudizi: sfido chiunque a smentirmi sul fatto che di lui, in quanto presidente, in quanto politico in generale e in quanto personaggio ancora più in generale, si sia discusso molto. Comunque ora nella sua città di Sassari gli hanno intitolato una strada e quindi forse la smetteranno tutti di discutere di lui e discuteranno della strada, dove sembra debba passare una pista ciclabile (non è vero ma sto mettendo la voce in giro per rianimare il dibattito sulle piste ciclabili, che da qualche giorno mi sembra un po’ languido). Però, siccome in quanto sassarese ne ho le balle piene di parlare sempre di Cossiga, Segni (1 e 2) e Berlinguer (di quest’ultimo in realtà ne parlerei più volentieri, ma ora sto facendo lo spiritoso), approfondirò un aspetto inedito e sconcertante del presidente Cossiga, un risvolto della sua variegata biografia e della sua complessa personalità portato a galla soltanto poche settimane fa da Luigi Manconi durante una presentazione del suo nuovo e magnifico (e ora non sto facendo lo spiritoso) libro “Corpo e anima”. E cioè il fatto che Cossiga a Sassari conosceva tutti ma nessuno conosceva lui. E’ successo che rispondendo a una domanda appunto su Cossiga, il senatore abbia raccontato questo fatto: un giorno nell’ambito della sua attività in difesa dei diritti civili, venne ricevuto dal presidente della Repubblica. Manconi aveva richiesto l’incontro tramite il protocollo del Quirinale e, al termine della conversazione formale, Cossiga lo trattenne qualche minuto per dolersi di un fatto personale: “Mi dispiace che tu (mi sembra di ricordare che Manconi abbia commentato di avere accolto con sorpresa questo improvviso “tu”. A Sassari quando il “tu” non è concordato si dice: “E di tu, subidu, ah? E cos’erami, pusadi affaccu i’ lu vindioru arimani?”) abbia richiesto di incontrarmi tramite il protocollo e non usando un canale più personale, nonostante l’amicizia che mi lega a tuo padre”. Quando Manconi vide suo padre, gli raccontò l’episodio commentando -Non sapevo che fossi tanto amico di Cossiga. -Neanche io. Mi sarà capitato al massimo di incrociarlo per la strada e di salutarci – rispose il padre accennando al gesto di una contenuta levata di cappello. Mentre lo ascoltavo, ho avuto un’illuminazione. Mi era modestamente accaduta la stessa cosa. Mi sembra fosse avvenuto non le volte che lo incontrai quando era presidente della Repubblica (chiariamo: non sono uno importante, ma facevo il cronista e quindi di questa gente per lavoro ne trattavo molta), ma durante la sua presidenza del Senato. -E babbo come sta? -Bene, grazie, presidente. Vi conoscete? -Eh! Quando lui era ufficiale sanitario del Comune ci facevamo chiacchierate interminabili. Persona squisita. Salutamelo tanto. -Presenterò. Quando presentai, babbo si mostrò perplesso -Ma è possibile che mi sia così rincoglionito? -Pasquale! – lo ammonì mia madre, che passava lì vicino, per via della parolaccia. -Chiacchierate? – continuò lui – Boh! Io proprio non mi ricordo. Al massimo buongiorno e buonasera se mi capitava di incrociarlo. Animato dalle coincidenti reazioni dei due babbi, al termine del dibattito sul libro ho svolto una rapida inchiesta tra gli astanti, tutta gente che per motivi politici o di lavoro aveva avuto occasione di incontrarsi con Cossiga. Quattro o cinque mi hanno confermato che il grande uomo politico sassarese aveva affermato con loro di conoscere genitori o altri parenti che, interrogati, avevano risolutamente negato la circostanza. Uno dei miei interpellati, anzi, sosteneva di essere stato spacciato egli stesso per amico dallo stesso Cossiga. -Mi disse: “Ricordi quante risate ci siamo fatti quella volta?”. Ma io non mi ricordavo di un cazzo. Chi solleverà il velo su questo giallo? C’entra Gladio? E’ roba di Br? C’è un complotto contro Cossiga al quale ha aderito anche il senatore Manconi? Oltre che io stesso? E i nostri rispettivi padri? Iscriviamolo per ora tra i misteri della Repubblica. E anche del Regno.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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