Sono ateo da anni. Il mio ateismo, che non è niente di speciale, è quello di un ex bambino cattolico, allevato da una rispettabile famiglia, abituato alle messe, ai preti, alle chiese e a una visione del mondo basata sull’idea di un creatore, di un paradiso e di un insieme di dogmi. All’inizio tutto filava liscio. Poi, verso i sedici anni, ho realizzato che i conti non mi tornavano più e me ne sono andato. Non è stato semplice né rapido. Ho avuto crisi, sensi di colpa, ritorni di fiamma improvvisi e tiepidi, ma ormai ero fuori dalle mura e probabilmente ci resterò.
La religione come forma di vita è qualcosa di antichissimo. Tra le tante letture che ne sono state date, alcune mi hanno incuriosito, altre mi sono passate sotto il naso. Una però, quella di Durkheim, mi si è piazzata davanti e non intende spostarsi. È l’idea che la religione sia una metafora della società, e le forze e le energie religiose (il sacro, il pericolo, l’impuro, il peccato, la colpa, la pena) sono forze e energie della società, sublimate, tradotte, rielaborate, mitizzate dalla società stessa per continuare a funzionare anche di rimbalzo. Soprattutto di rimbalzo. Il meccanismo, se Durkheim ha visto giusto, è più antico della religione stessa, essendo un espediente della società. Un meccanismo formidabile che scatena -contro ciò che viene percepito come pericolo- pressioni e sanzioni sociali travestite da fenomeni religiosi. Ma non solo. Lo stesso Durkheim riferendosi alle bandiere, agli inni e agli eroi nazionali, parla di religione laica e di sacro laico, suggerendo una visione in cui il confine tra sacro e non sacro sia essenzialmente funzionale e relazionale, lasciando più che aperta la possibilità che lo stesso fenomeno mimetico alla base della religione, investa altre sfere e si incarni in altri fenomeni. E a me viene in mente la folla, che ha sicuramente qualcosa di religioso, e altre idee ad essa vicine, come l’idea di furore, quella di purezza e quella di pericolo.
Tra l’altro, a me la folla non piace, ed è per causa di essa, non certo di Trump, che mi sto facendo il bunker. Quando sono stanco di portare blocchetti o impastare cemento, penso alla folla che scelse Barabba e ammazzò Cristo dopo averlo acclamato cinque giorni prima alle porte di Gerusalemme, e mi tornano le forze. Oppure penso a quella che riempiva le piazze di Mussolini e di Hitler, mentre a tutti gli altri toccava la penombra di uno scantinato o la macchia o un vagone piombato. Penso alla folla che ama e odia, poco importa se l’oggetto del sentimento si chiama Berlusconi, Renzi o Grillo, alla folla che prima o poi trova qualcosa attorno a cui farsi folla, a prescindere dagli individui che la compongono e dalle idee diversissime che li muovono ma che, loro non lo sanno, nel momento in cui si fanno folla assumono un’importanza secondaria. Perché le idee hanno bisogno di una testa, cosa che alla folla manca. La cifra della folla è la fame cieca: quello che oggi scatena l’onda, domani potrebbe passare inosservato, mentre quello che ieri era indifferente oggi potrebbe avere l’odore del sangue. Chi può impedirlo? Chi può prevederlo?
La folla, in questi mesi, l’ho vista avventarsi sui bocconi più disparati. L’ultimo, in ordine di tempo, è la trasmissione Report che, per aver osato toccare il tema dei vaccini, ha fatto la fine di Gesù quando è passato dalle palme a Barabba. Ho visto rabbia in giro, e una varietà di sfumature, nel fiume delle accuse, che andava dal garbo di Mentana all’augurio di morte o di ergastolo per chi non vaccina i propri figli da parte di anonimi utenti del web. Potrei capire parte di questa rabbia se Report avesse invitato a non vaccinare i bambini, o se avesse detto che i vaccini tout-court, sono pericolosi o inutili. Invece Report ha parlato di farmaco-vigilanza, di come non funzioni a volte la filiera comunicativa all’interno del SSN, di come questo comporti dei rischi per i pazienti e delle perplessità di alcuni scienziati Europei sul farmaco usato per il vaccino contro il papilloma virus; perplessità che sono state ritenute pertinenti dal competente organismo dell’Unione Europea. Eppure è successo qualcosa, contro e attorno a Report; una specie di reazione allergica che ha coinvolto l’opinione pubblica in modo non razionale, per gli argomenti usati e per i toni spesso ben oltre la minaccia e l’invettiva, tipici –appunto- della folla.
Tornando a Report, accusata da alcuni esponenti politici di fare giornalismo irresponsabile, va detto che, secondo il conduttore, chi avrebbe potuto garantire, in trasmissione, quel contraddittorio sulla cui assenza tanto si è urlato, non ha aderito all’invito: l’Aifa, l’Istituto superiore di Sanità e il Ministero della Salute. Questo autorizza a pensare che siamo di fronte a un tema (e a delle forze sociali) su cui il principio laico del libero confronto e del libero scambio di informazioni cede il passo ad altro. A cosa? Ormai da molti mesi si parla di vaccinazioni in calo, di epidemie dietro l’angolo (tema pericolosamente disponibile nell’armamentario razzista) e di passi indietro nella prevenzione. Non ho molti strumenti per valutare, ma effettivamente, secondo l’ISS, in Italia siamo passati dal 96.6 % di copertura vaccinale del 2000 al 93.4 % del 2015, sull’onda di una tendenza ancora più datata che risale –credo- agli inizi degli Anni 90. Però, nell’aprile del 2000, sempre Report, uscì con una puntata devastante sul pericolo rappresentato dalle quantità di mercurio nelle dosi vaccinali per i bambini (cercate su google “report vaccini al mercurio”). Ma in quell’Aprile del 2000 non successe assolutamente nulla. Nessuna crociata e nessun linciaggio. Perché? Se l’inchiesta dell’altro giorno poteva risultare scomoda, quella del 2000 era addirittura eversiva, ma perché è oggi che si parla addirittura di chiudere il programma? Può essere che le filippiche contro Report siano dettate dalla paura per questo calo. Ma, vista la faziosità e strumentalità delle argomentazioni contro Report (penso soprattutto a Renzi a Burioni e alla Lorenzini) mi chiedo: è razionale difendere la causa della scienza con strumenti medioevali? È razionale che un Ministro della Salute rilasci dichiarazioni al vetriolo senza documentarsi prima? È razionale che Renzi cavalchi l’onda solo per mettere in cattiva luce Grillo? È razionale che una redazione pagata per fare inchieste e sollevare dubbi, venga trattata da una parte del mondo scientifico (e sottolineo “una parte”) come una manica di capre e ciarlatani? È razionale che in così tanti si siano accodati senza aver visto la trasmissione o, avendola vista, accettando di confondere, ancora una volta, il dito e la luna? Credo di no. Credo che la reazione scientista contro Report sia stata molto antiscientifica e per niente laica. E questo è, da solo, un eccellente motivo per finire presto il mio bunker.
Penso che l’altro giorno (così come nel 2000) Report abbia fatto il suo mestiere, ha cercato dati, ha cercato voci autorevoli per commentarli, ha ricevuto adesioni e rifiuti a mio avviso sintomatici, rispettivamente, di laicità e di oscurantismo mascherato da scientismo, ma in fin dei conti è stato come se tutta la redazione avesse tirato una bestemmia in prima serata, e l’anima religiosa dell’Italia avesse reagito senza pensarci troppo. Perché bestemmiare non sta bene. Meno male che sono ateo.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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