Scriveva Barbara qualche giorno fa su fb: “Dico a mio figlio che trovo strano che, nonostante i cinque anni di oggi di Scienze al Liceo, non ci siano sostanziali differenze sugli argomenti che si riesce a svolgere rispetto ai tre anni dei miei tempi e lui: -Sì, ma ai tuoi tempi certe cose non si sapevano. La teoria atomica c’era?” E ne è nata una discussione su quelle che erano le conoscenze delle persone delle diverse generazioni che in quel post hanno commentato. Sì, perché i ragazzi di oggi sono convinti che la preparazione delle generazioni precedenti fosse più approfondita e concentrata perché le cose da imparare erano di meno. E’ vero, molte cose non si conoscevano, basti pensare, ad esempio, che io, quando ho preso in mano la prima biro avevo nove anni e non immaginate lo stupore quando mio padre mi ha fatto passare la mano sulle parole appena scritte e il foglio non si era macchiato, perché l’inchiostro si asciugava “magicamente” all’istante. -E’ una penna Bic,- mi disse babbo,- non c’è bisogno del pennino, dell’inchiostro e del calamaio. C’è una sfera piccolissima che si bagna con un inchiostro speciale contenuto dentro un tubicino. E mica ho iniziato alle elementari a usare la biro. Macché, ho iniziato a usarla in terza media dopo essere passata per la stilografica, una figata perché non dovevi portarti appresso il calamaio in vetro con i fogli di carta assorbente. Oggii bambini dispongono, fin dai primi mesi, di una tastiera, e mica si impara a scrivere, si pigia sui tasti… E quando ho visto il primo televisore? Era l’estate del ’56, avevo otto anni e mi trovavo a Lanusei in colonia. Dietro una vetrina di un improbabile negozio di elettrodomestici, un televisore col monitor rivolto verso la strada trasmetteva le immagini in bianco e nero della prima TV dei ragazzi. Quando son rientrata a Porto Torres ho raccontato con gli occhi spalancati che in un negozio c’era un cinema piccolo piccolo, ma così piccolo che stava dentro una scatola! Il cinema oggi si guarda dallo smartphone. Sì, non c’è alcun dubbio, durante la seconda metà del secolo scorso si sono inventate tante di quelle cose che in milioni di anni non si sarebbero immaginate. Quanto tempo è passato dall’invenzione della ruota alla costruzione dell’auto? Millenni! E quanto tempo è trascorso tra l’invenzione del telefono e la produzione di telefonini attraverso i quali ci si connette ad internet? Neanche un secolo. L’adsl, il wifi, la smart tv, le auto elettriche, i computer di bordo, il navigatore satellitare, tutti strumenti di cui non possiamo ormai fare a meno e inventati in pochi decenni. Ma non credo che i ragazzini di oggi, che hanno a disposizione tutti questi ritrovati della scienza, della tecnologia, siano più fortunati di noi. Anzi, credo che noi, quelli nati e cresciuti nei primi decenni del secondo dopoguerra, abbiamo avuto la grande fortuna di scoprire giorno dopo giorno un’infinità di cose, dal televisore alla lavatrice, dalla lavastoviglie al forno a microonde che scalda senza fuoco o fiamma al computer con cui ci si mette in contatto col mondo, e si va oltre il nostro mondo. Ebbene, credo che noi siamo stati molto più fortunati: abbiamo imparato a conoscere, abbiamo imparato a imparare, abbiamo imparato ad essere curiosi, a immaginare, a costruire, a sognare e a raccontare le nostre conquiste quotidiane. Oggi i ragazzini nascono già imparati, circondati da una miriade di ritrovati che non lasciano spazio a fantasie, a sogni, non lasciano spazio al tempo, che non è più scandito dal lento giro delle lancette di un orologio, ma dal timer degli aggeggi che si trovano intorno.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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