Poco più di un anno fa scrissi su SardegnaBlogger: “Io penso che la famiglia di Benito Mussolini sia uno dei migliori testimonial della superiore solidità della nostra democrazia. Di nessuno dei suoi membri si può dire che sia stato perseguitato dopo la rovinosa fine del capofamiglia”. Me lo rimangio. Faccio abiura. Se per “famiglia” intendevo anche l’ambito personale di Mussolini, Gene Gnocchi ha demolito quella mia convinzione. E con lui Floris quando ha ridacchiato alla battuta su Claretta Petacci associata a una scrofa. Io non ce l’ho contro quella folla che a piazzale Loreto fece ciò che si sa. Era la tragica celebrazione di un ricordo vivo, quello dei partigiani uccisi poco prima da fascisti e nazisti e lasciati a marcire vicino a quella pompa di benzina, mentre gli invasori tedeschi e i loro complici italiani, armi alla mano, obbligavano i milanesi a guardare i cadaveri massacrati. E poco tempo dopo avvenne quell’esodo, la parte finale della tragedia greca, quando il coro esce di scena e dall’alto cala il deus ex machina, qui sostituito dai corpi fascisti appesi a testa in giù, insieme a quello di una donna, fascistissima anche lei, ma morta soltanto per non essere riuscita a sciogliere il suo vincolo fatale e disperato neppure davanti alla canna del mitra. I fascisti, ottenuta la libertà di parola che gli antifascisti hanno garantito con il loro sangue anche e persino a loro, hanno subito cominciato a dire che l’Italia di sinistra deve vergognarsi di piazzale Loreto. Anche chi non c’era, anche chi è nato dopo. Balle, naturalmente. Io non me ne vergogno. Quando rivedo per la millesima volta quel filmato me ne rattristo, ci penso sopra, mi masturbo con il mio poco cervello sino a sfinirmi sul tema del governo del popolo, sulla democrazia, sul consenso, vedo quelli che assestano calci ai corpi sformati e si guardano intorno con sorrisi incerti di gente in fondo presa dal raccapriccio. Mi chiedo se alcuni di quei fantasmi sepolti in un pezzo di pellicola e ogni giorno esumati da un fascio di luce, magari quattro mesi prima fossero mischiati nella folla che gridava viva il duce durante l’ultima visita di Mussolini a Milano. Mi chiedo tutte queste cose proprio perché il mio essere di sinistra, comunista, antifascista, mettila come vuoi, mi insegna a non sfuggire a nessun problema, a essere sempre cosciente e vigile soprattutto nei miei confronti e in quelli della mia gente. Mi chiedo tutto ciò ma non mi vergogno di quei fantasmi di celluloide. Però mi vergogno di Gene Gnocchi e della risatina di Floris.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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