Non più di venti giorni fa ho scoperto che è attivo a La Maddalena un gruppo di persone che mettono in guardia dai rischi dell’ideologia Gender. Su alcuni profili facebook e sui parabrezza di molte macchine ho visto comparire il seguente messaggio: “ I BAMBINI MADDALENINI NON SONO CAVIE .Opponiti mamma alla sperimentazione ideologica omosessualista nelle scuole e negli asili di La Maddalena.” Lo stesso messaggio invita a scaricare una “Lettera di dissenso” da inviare in raccomandata alla scuola, facilmente scaricabile nel sito del COMITATO GENESI no profit.
Incuriosito, mi sono messo a cercare in rete, recuperando il testo della Convenzione di Istanbul e lo “Standard per l’Educazione sessuale in Europa”, linee guida per scuole ed educatori, curate per l’Italia dalla FISS, (Federazione italiana sessuologia scientifica).
Queste ultime vengono citate a mo’ di spauracchio in un altro messaggio allarmistico che recita:
“I bambini MADDALENINI non sono CAVIE , difendiamoli. Dall’arrivo al Palazzo Scolastico la convocazione ai genitori del psicologo del Ministero , grande intrattenitore e incantatore di genitori inconsapevoli di quello che prevede il programma di ” Educazione all’affettività di genere omosessuale per un percorso condiviso “, parte la promozione della colonizzazione ideologica omosessualista anche a La Maddalena. Prima di accettare per simpatia leggete a pagina 38 cosa prevede il testo matrice dell O.M.S. standard per l’educazione sessuale in europa Edizione del F.I.S.S federazione italiana di sessuologia scientifica … poi ne riparliamo. Se volete inviare la lettera di dissenso via raccomandata fatelo subito , la trovate in versione scaricabile nel sito del COMITATO GENESI no profit redata dai loro avvocati . Un abbraccio agli innocenti di casa.”
Mi sono letto la Convenzione e le linee guida, specie la famosa pag. 38. E ho capito cosa ha spaventato quegli integralisti che hanno impestato facebook e i parabrezza di molte auto con le loro ansie: li ha spaventati l’informazione.
La Convenzione, i cui firmatari sono gli stati membri dell’UE, si occupa di violenza alle donne e violenza domestica, e dice in particolare:
Articolo 14 – Educazione
1 Le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi.
2 Le Parti intraprendono le azioni necessarie per promuovere i principi enunciati al precedente paragrafo 1 nelle strutture di istruzione non formale, nonché nei centri sportivi, culturali e di svago e nei mass media.
Le linee guida invece, nella sezione incriminata presentano alcune tabelle strutturate per fasce di età. A pag. 38 si parla dei bambini più piccoli (0-4 anni) e si indicano alcuni temi di lavoro (es: corpo umano, riproduzione, sessualità, affetti ecc) e per ogni tema si suggerisce quali informazioni trasmettere, su quali competenze puntare e di quali atteggiamenti favorire lo sviluppo.
È chiarissimo, in questi documenti, l’obiettivo di scardinare pregiudizi sessisti e comportamenti devianti e discriminatori. E in questi documenti, come sospettavo, l’ideologia gender non esiste.
L’ideologia Gender è come gli orchi delle fiabe, un mostro immaginario su cui far confluire negatività e lordure di ogni genere. Ma, come gli orchi, non esiste. Gli orchi, le streghe, i draghi, erano il precipitato culturale di fenomeni naturali che gli uomini, per ignoranza, non riuscivano a concepire né, figuriamoci, a controllare. Erano dei mostri utili, perché servivano a tracciare un confine identitario: noi e loro, dentro e fuori, noto e ignoto, bene e male. I mostri veri erano la fragilità e il furore stesso della vita, il dolore di fronte a forze che non si riusciva a sottomettere.
L’ideologia gender è come un orco. Non esiste, ma serve a certe persone per non guardare nel proprio abisso personale, nelle pulsioni che nessuno ha mai insegnato loro a esprimere e a gestire. Lanciare l’allarme su un pericolo che non esiste, contro testi che tentano solo di aumentare il nostro grado di civiltà, serve a non guardarsi dentro, anche se per fare questo occorre ipotecare sul nascere la maturazione sessuale e psichica dei propri figli. Un gioco che ha funzionato per secoli e che molti non riescono a lasciarsi alle spalle. Un gioco in cui alla fine, proprio il terrore di certe pulsioni è la molla che le porta a esplodere sotto forma di violenza o di atteggiamenti discriminatori. Un gioco benedetto per secoli dalla lettera dei testi sacri e dalla prassi di una società sicuramente più violenta e meno paritaria della nostra.
Un indizio suggerisce che le cose stiano proprio così, e che l’ideologia “no gender” sia solo la disperata reazione di un universo culturale profondamente sessista e prossimo all’estinzione, almeno in Occidente: nel volantino che vi ho citato all’inizio, e nei post su Facebook, l’appello recita: “Opponiti mamma alla sperimentazione ideologica omosessualista nelle scuole e negli asili di La Maddalena”. A parte il delirio sula sperimentazione omosessualista, è quell’ “opponiti mamma” che mi disturba. Capite?, “opponiti mamma” come si usava quando i padri, come educatori, non esistevano, e l’educazione dei figli era materia per sole donne, lasciate pericolosamente sole a combattere contro mostri di ogni tipo, o a crearli esse stesse. Opponiti mamma, come chiedono i bambini quando il mostro è dentro e non fuori. Opponiti mamma, come se le mamme sole e quelle male accompagnate non si opponessero già abbastanza ad una serie di difficoltà sociali che creano per loro una strada sempre un po’ più in salita di quella degli uomini e che i fantasmi sessisti dei no-gender non possono che rendere ancora più tortuosa.
P.S. Nel titolo c’è scritto “gender di scoglio”. A La Maddalena è in uso la colorita e simpatica espressione “masciu di scogliu” (maschio di scoglio), con cui si indica la veracità e insieme la virilità del maschio forgiato dalla salsedine e dalla durezza del granito locale. Parole, con cui per fortuna possiamo giocare.
P.P.S. Tra gli integralisti di cui parla l’articolo non figura il mio amico Franco, cattolico convinto, critico verso alcuni aspetti delle politiche di genere, ma con cui mi è sempre stato possibile confrontarmi in modo pacato, civile e utile, nel reciproco rispetto del punto di vista dell’altro.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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