Mi chiamo Crudelfio, sono un gatto nero, nero come i capelli di voi umani dopo un impacco di Indigo. E porto sfiga, così almeno dite sempre voi.
Mi avete attribuito queste doti soprannaturali solo per l’aspetto del mio mantello oscuro. Del resto siete famosi tra noi felini, noi sappiamo che voi sapete giudicare anche i vostri simili dall’aspetto, mentre noi preferiamo riconoscerci attraverso l’olfatto. Sì odoriamo anche il sedere embé? “L’abito non fa il monaco” ripete sempre la mia padrona eppure la vedo e la sento mentre me ne sto accucciato sul MIO divano, sento quando parla del vicino, il signor Sauro, il padrone di Camillo. Camillo è il mio migliore amico soriano, è molto affezionato al signor Sauro ma noi mici abbiamo sempre un po’ di autocontrollo, tendiamo a non lasciarci troppo andare con gli affetti. Giusto quegli sprazzi di fusa continue che ricordano i trattori nei campi aperti Insomma Sauro è un anziano che talvolta esce con le scarpe diverse, non ha una buona vista e al vestire non ha mai dato troppa importanza, ci ha sempre pensato la moglie Adelina che l’ha lasciato ormai da tre anni. Camillo la ricorda bene, era piccolo quando lo trovarono scricciolo vicino al mercato. La buona Adelina sentendolo miagolare lo caricò sul carrellino della spesa, adagiato tra le foglie di sedano, facendo attenzione che non scappasse. Anche perché quell’odore pungente a Camillo non è che piacesse troppo, però aveva sentito il calore delle mani di Adelina che erano molto diverse dalle mani di quei bambini che l’avevano strappato alla mamma e avevano dato fuoco al fratellino mentre lui si nascondeva terrorizzato. Quando alla sera i teppisti erano andati via, Camillo uscì dal nascondiglio, dopo una sosta per riposare, arrivò al paese vicino e per fortuna Adelina lo trovò, si trovarono e lei con voce amorevole disse “Ti chiamerò Camillo, come il mio figliolo che ora non c’è più” Nella mia via, fatta di case di campagna distanti tra loro di almeno 10 metri, siamo diversi gatti. Ci conosciamo tutti e ci chiamiamo La Cricca della Crocca perché il punto di incontro è davanti alla casa della gattara più famosa del paese che non lesina nel darci le crocchette. La signora Luisa. Lei ha lavorato sempre nei campi e ora che ha quasi novant’anni, ha più amore che energie. Non fa distinzioni, per lei siamo tutti suoi figli sia che abbiamo il padrone, sia che siano randagi. E noi, tra di noi un’annusata basta per salutarci, un po’ come fate voi con la stretta di mano, il doppio o triplo bacio, give me five etc Certo i contrasti non sono mancati anche nella Crocca: territorio e femmine! E ogni tanto si ripetono. Per le femmine qualcuno ha visto una minore aggressività dei gatti sterilizzati. I più anziani di noi non vedevano di buon occhio la sterilizzazione imposta dai padroni, ma Saverio, il più saggio e il più colto, ci fece riflettere «Sì ma sapete qual era il “contraccettivo” più usato prima? Lo sterminio dei nuovi nati, ecco perché è comunque meglio evitare un moltiplicarsi incontrollato» E poi visto che Saverio oltre che saggio è quello dall’intelligenza più acuta, aggiunse «Altrimenti l’alternativa è l’astinenza, chi se la sente?» E tutti giù a ridere. Le battute sul sesso ci fanno sempre molto ridere. Un po’ come succede a voi quando vi trovate tra amici al bar. Almeno qui in paese. So che in città le uscite alla sera si sono molto diradate, voi cittadini preferite incontrarvi sui social.
Lo sappiamo perché d’estate qui viene la Valda, razza Bengala, con quel manto metà tigrato e metà maculato fa impazzire le nostre gatte di campagna e anche noi maschi che siamo sempre sensibili al look animalier così aggressive. Insomma Valda inizialmente se la tirava da brava cittadina, poi però devo dire che si è adattata benissimo e quando siamo davanti alle crocchette della Luisa, siamo tutti uguali. Una tavola rotonda felina. Dei suoi padroni Valda, ce ne parla spesso con sarcasmo. Pare che la signora Flavia (che secondo me ha scelto Valda per fare pendant con le sue borse e le sue pellicce), faccia continui selfie con la sua miciotta preferita, per accaparrarsi più like possibili. Non so se sono stato chiaro: selfie, like sono tutti termini che abbiamo imparato da Valda, spero che sappiate di cosa parlo ché non ho assolutamente voglia di spiegarvelo. I gatti nei social spaccano, questo ci spiega la nostra amica di città con una punta d’orgoglio vanesio. E in effetti anche la mia padrona di recente si è iscritta su qualche social “per trovare l’anima gemella”, dice.
Oggi poi è il 17 febbraio, Valda è in città e sicuramente sarà su Facebook in tutte le pose possibili, guarderò stasera quando la mia padrona si collegherà. Sì perché il 17 febbraio è la Festa Nazionale del Gatto, di tutti i gatti. Io in realtà festeggio due volte perché il 17 Novembre è invece la Giornata del Gatto Nero. Una sorta di riscatto per noi neri che siamo stati sempre bistrattati da voi superstiziosi dei miei stivali. Sì ora non confondete, non sono il Gatto con gli Stivali, è solo un modo di dire. Siccome però io sono anche bastardello, mi piace stuzzicare le vostre credenze, così quando siamo tra di noi della cricca, ci appostiamo sul ciglio della strada e quando sta per passare una macchina ZAC! Gli attraverso la strada davanti. Che risate. Una volta uno con la Multipla, che voglio dire, la Multipla forse aveva altri motivi di disagio che non prendersela con me, insomma l’autista di questa macchina che nuoce alla vista, ha accostato fino a che un trattore che fa le fusa come noi, ha sorpassato, polverizzando così il sortilegio. Appena abbiamo visto che ripartiva ZAC! Nuovamente attraverso la strada. Credo sia ripartito dopo un’ora buona. Beh io ora mi ritiro, la mia padrona si è svegliata dalla sua pennichella pomeridiana e se mi becca al computer si agita, solo perché una volta, quando finalmente conobbe un giovane aviatore inglese e lui le confidò delle cose molto molto intime, passai sulla tastiera rispondendo “lewkjcowuaj òfkmwòkfm- ” e dal giorno lui sparì
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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