Gatti, cannella e Danubio (di Maria Dore)

L’autunno a Bratislava arriva e nella mia bocca ha il sapore di cannella.Ho cercato gatti da accarezzare per la strada ma il freddo me li ha fatti trovare, grassi e incuranti delle mie attenzioni, al Mačkafé.Si sa, quando vieni da un’isola, qual è il potere del mare. Ora so anche qual è il potere di un fiume, non importa se ci sia il sole o no, lui pare sempre che dica, ‘Guardami e ammirami, le città tra le più belle d’Europa si specchiano su di me’.

Cercavo gatti per le strade ma ho trovato barboni e vecchi. Uno stava seduto, mi ha chiesto qualcosa che non ho capito e sono passata oltre. E dopo qualche minuto mi sono detta, idiota!, quello dell’elemosina e della povertà è un linguaggio universale che non ha bisogno di interpreti.

1. 
   A Bratislava la birra costa poco, ma abbiamo scoperto deluse che per idratarci il viso la spesa è la stessa.
   “Bratislava è una città di merda, Bratislava è un buco che si atteggia a capitale”.
   Io non ascolto e guardo sempre lui, il Danubio, che se la ride.
   In un film slovacco di trent’anni fa il protagonista riesce a trovare gatti per la strada. È alcolizzato e le donne non lo guardano. Parla in italiano per conquistarne qualcuna, ma sogna Gina Lollobrigida, mangia spaghetti Buitoni con altri ubriaconi. Noi sorridiamo al sentire “Italia” perché di slovacco non capiamo nulla.
   Trent’anni fa, il mito dell’Italia. Ora chiedono perché mai così tanti italiani in Slovacchia.
   “Prima erano loro i poveracci che arrivavano da noi, adesso invece…come siamo ridotti”.
   Ma dove sono le tracce del passato, a Bratislava? Devi prendere un autobus e fare un giro a Petržalka, ma pure lì sono finita in un centro commerciale.
   “Ha vinto Trump, tra poco c’è il referendum”. Penso che probabilmente non me ne frega niente, mi sento di nuovo idiota.
   Poi guardo il Danubio e lui di nuovo mi dà ragione.