La cosa più stupefacente è che questo paese ha il candore di stupirsi, così come ha fatto il governo tunisino nei confronti del neo ministro dell’interno Salvini, il quale ha dichiarato che la Tunisia esporta spesso galeotti. Eppure proprio ieri c’erano stati, attraverso una bella e interessante intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, i suggerimenti di un compagno di partito (e quindi non dell’opposizione) come Roberto Maroni che gli suggeriva ponderazione e attenzione in quanto il Ministero dell’Interno non è proprio un luogo di vacanze e di battute in libertà. Però l’incidente diplomatico, seppure mitigato dalle frasi successiva di Salvini: “Sono disponibile a incontrare nel più breve tempo possibile il mio omologo tunisino per migliorare la cooperazione” c’è stato e non è, diciamolo, un buon inizio. I ragazzi peccano di mancanza di tatto, di “bon ton” internazionale, di un pizzico di umiltà e sono ancora con i motori accesi della campagna elettorale e della propaganda. Però questo ci può servire come piccolo monito e come spunto di riflessione: non si risolvono i problemi continuando ad accusare gli altri di qualcosa che non è vero e le iperbole in Europa e oltre non sono ben accette. Se io dico che un paese “esporta spesso galeotti” lo devo dimostrare. E per dimostralo devo avere i numeri: quanti tunisini sono stati arrestati nel corso degli ultimi anni in Italia a dispetto dei tunisini presenti? Gli arresti e le presenze nelle carcere italiane raccontano di un buon numero di tunisini pari all’6% del totale dei detenuti presenti. E che, a loro volta, rappresentano solo il 2% rispetto alla popolazione tunisina presente nel nostro paese. La prossima volta comincerei a chiedere la concertazione del Ministro della Giustizia prima di creare incidenti diplomatici.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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