Me lo stavo giusto chiedendo, in che modo e quando, chi ha ottenuto i favori del potere, riuscendo addirittura a restare presente ed abbondantemente foraggiato dalla RAI alla guida di un programma come “Che tempo che fa” per tutti questi anni, avrebbe ripagato di tanta cortesia l’autore di tali favori. Ed ecco la risposta, sotto forma di inter-svista senza quesiti al personaggio meno presentabile del secolo, pregiudicato ed in miasmosi odori di rapporti stretti con gli amici della mafia e fondatori di un partito come Forza Italia, tutto dimenticato, tutto sotterrato dal fair play e dal politically correct, anche quando si tratta di personaggi che andrebbero lasciati soli e nudi nell’arena di fronte ad un toro ferito ed umiliato quale questo popolo si ritrova ad essere.
Equidistante e sobrio, sempre Fabio Fazio, uno di quei birichini diligenti le cui esondazioni le puoi controllare e limitare, monitorare ed essere sicuro che non ti tradirà mai, mai ti farà la domanda che tutti si aspettano, mai la fece, quella domanda, il nostro Fabio chierichetto puntiglioso di una tivù di regime ben addomesticata alla dirigenza di turno, a nessuno la fece, così da apparire persino democratico e non omertoso.
L’importanza delle parole, “presidente”, l’assoluta e dichiarata “astensione dalla verità” e la possibilità di una realizzazione tanto assurda quanto astratta: l’ideatore del pensiero unico che da lezioni di democrazia con le parole di Mattarella, parole identiche a quelle che solo pochi anni fa, l’attuale Capo dello Stato, spendeva verso di lui, verso il Padre/Padrone più subdolo e pericoloso della recente storiella d’Italia, ed anche su quella da lezioni?!
Tornassero Hitler e Mussolini, oggi, parlerebbero alla stessa identica maniera, mentendo e sorridendo. Il peggio è che in troppi gli crederebbero di nuovo.
Sinceramente poi, sul lato personale, di lezioni sul colore e taglio del proprio pelo da uno che si asfalta e stira il cranio pur di nascondere età e segni del tempo, grottescamente evidenti nonostante il chirurgo, non ne avrei accettate di sicuro. Così come non avrei mai accettato di subire passivamente da un intervistato la benché minima trasfigurazione dei fatti e della sua immagine, giornalismo è continuo contraddittorio dati alla mano, non lo spacciare informazioni pesate e toelettate a piacimento o lasciarle spacciare all’interSvi-Stato senza proferire parola, con un sorriso inebetito stampato in volto e la puntuale precisazione sempre in tasca: “questo è un suo pensiero”, ça va sans dire.
Renzi e Salvini sono i due personaggi più visti in televisione, ultimamente, e la tivù non ha perso il suo devastante effetto persuasivo/invasivo, purtroppo, lo vedi ed evinci dai temi sui quali si concentrano le attenzioni di tutti, cinquestelle compresi, tutti impegnati ad assaltare, a cercare di sabotare le piccole rotelle di un ingranaggio complesso ed esageratamente enorme che ci sta stritolando. Facile quindi che passi l’idea mainstream che già funzionò fra Berlusconi e Prodi, quella del “o da una parte o dall’altra” mentre di parte ce n’è una sola, abilmente divisa in due posizioni, apparentemente contrapposte ma fondamentalmente siamesi.
Anche “l’interSvi-Stato” da Fazio sta riprendendo ad apparire sui media con una certa insistenza, sta nuovamente avendo l’opportunità e la propaganda necessarie per reclamizzare la sua “nuova” idea, quella solita per incartare/incantare gli italiani, tanto lui le mani dal potere non le aveva mai tolte come non ha mai tolto l’ICI, le aveva solo coperte con altre mani, sacrificabili, mani destre e mani sinistre, per intenderci, tutte infilate nello stesso barattolo di marmellata, la nostra.
Renzi o Salvini quindi? Come dire, Berlusconi o Berlusconi? Che intanto Licio Gelli gode e strizza, dall’apicale triangolo, il suo benevolo occhio. Mentre al pubblico scappano dei vergognosi applausi, imbarazzanti e servili.
Il corto circuito sembra essere vicino ma non arriva mai, l’esasperazione sale e le paure cominciano ad assottigliarsi, anche se, molto probabilmente, non basteranno nemmeno stavolta l’indignazione e la sopportazione a renderlo totale, il buio, ma sempre più persone cominciano a capire che quanto di politico la tivù propone, corrisponda esattamente a tutto ciò che, di politico, dovremmo fermamente rifiutare, gli interessi della tivù (e dei mass-media in generale) e quelli degli italiani non convergono, non più, da troppo tempo, altrimenti i conduttori non inviterebbero certi condottieri.
E se la spegnessimo un po’ più spesso, la tivù, forse vedremmo pure altre strade ed altri protagonismi, magari i nostri.
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