Brucia il Piemonte. Nell’indifferenza del nostro paese, mentre i giornali e i mass-media seguono le beghe interne della politica nostrana, si consuma una delle più devastanti catastrofi ambientali italiane degli ultimi anni. Migliaia di ettari di bosco sono distrutti dalle fiamme nel Nord Italia e in particolare in Piemonte, da oltre una settimana il fuoco nelle valli prealpine avanza inesorabile lasciando la sua scia di cenere e carbone, e rendendo l’aria irrespirabile. Come ho scritto in un mio precedente articolo, questa è stata una annata tragica sul fronte degli incendi in tutta Europa e in tutto il mondo. In Italia si è vissuta l’estate più calda addirittura del secolo, e le precipitazioni tardano ad arrivare. In queste condizioni climatiche i fattori predisponenti il rischio di incendio si sono moltiplicati, e hanno incominciato a interessare con violenza nuova aree che prima erano interessate in modo marginale. Per una sorta di legge di compensazione, la Sardegna, che da sempre affronta questi fattori di rischio, era più attrezzata a combattere l’aggravarsi del fenomeno e quest’anno, in qualche modo, ha contenuto, all’interno di un quadro comunque tragico, l’inesorabile furia delle fiamme. Altrove, in Europa, si contano i boschi distrutti per chilometri quadrati e, purtroppo, anche i morti a decine. In questa estate rovente il Meridione d’Italia è stato preso d’assalto dagli incendiari. Ora, dalle analisi degli addetti ai lavori emerge sempre di più il ruolo degli incendi colposi, dovuti a trascuratezza e ignoranza. Tuttavia, mentre bruciava la Sicilia o il Vesuvio, gli analisti, come lo stesso Saviano e altri, meglio non sapevano fare che tirare fuori la solita solfa sulla mafia, la camorra, su chissà quali oscuri interessi, insomma quella fenomenologia buona per tutte le occasioni e che tanto piace alla gente, che poi guarda le fictions sull’argomento. Anche gli incendi servono, dunque, nel nostro paese, per inculcare un marchio di inferiorità nei confronti del Meridione. I sardi sono incendiari perché odiosi e vendicativi per natura, i siciliani sono mafiosi, i campani lagnosi e camorristi. E’ davvero interessante comprendere come si manifesti, con casi concreti, l’egemonia culturale “nordista” nel nostro paese. In un recente articolo, facendo l’esempio del panettone e del pandoro natalizio, ho parlato di come il mercato del Nord abbia conquistato il mercato del Sud grazie alla predominanza economica e culturale, sicché oggi quei dolci industriali sono diventati “tradizionali” in tutta Italia a discapito dei dolci meridionali, producendo, così, una enorme massa di denaro che dal Sud si sposta al Nord, alla faccia dell’autonomia fiscale. Ma anche in altri modi il Nord tende a dominare, sul piano egemonico, il Sud, mediante l’apposizione di etichette di inferiorità. Come ha notato Turi Comito, durante questa torrida estate, nei giorni in cui bruciava tristemente il Vesuvio, il giornale Libero usciva con un titolo a tutta prima pagina che recitava “A Napoli si bruciano da soli”, sottotitolo “altro che incolpare lo stato assente”. La vita è davvero strana. Oggi brucia il Piemonte (ma non solo, anche la Svizzera, il sud della Francia, e paesi del nord Europa, che la siccità non ha risparmiato nessuno), ma dato che oltre alle analisi sulla mafia, o sulla camorra, o sulla accidia dei meridionali che implorano lo stato, non sanno andare, ecco che sulla disgrazia del Piemonte è calato un silenzio irreale. Nel frattempo, è il Piemonte che implora lo Stato, chiedendo lo “stato di calamità naturale”, e non la Campania. E restando alla Sardegna, e visto che si parla di autonomia fiscale, non si capisce perché i sardi i loro incendi se li spengono di tasca propria, mentre nel Nord ci debba pensare lo Stato. Il dubbio che mi viene è che, di fronte a questo fenomeno, che oggi interessa il Piemonte semplicemente perché, una volta tanto, lì si sono verificate quelle condizioni naturali che invece, nel meridione e in Sardegna, sono consuete, gli analisti, i giornalisti, gli osservatori, abituati alle solite fregnacce trite e ritrite, fondamentalmente non sanno cosa caspita dire. Nessuno che prenda, perciò, il toro per le corna. Nessuno che ad esempio, si ponga il problema di cosa stiamo facendo alla terra, di come l’uomo, con il suo stile di vita, stia cambiando persino il clima. Forse perché, tutto sommato, all’uomo di cambiare il suo stile di vita e dei cambiamenti climatici poco interessa. Meglio parlare di sardi vendicativi, di mafia, di camorra, di industria del fuoco, di speculazioni edilizie, e di altri argomenti affascinanti che piacciono tanto alla gente e fanno “audience”. E tacere, così, del disastro ambientale del Piemonte.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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