Ho atteso e studiato prima di scrivere sull’argomento: rilevanza penale delle esequie con chiamata del “presente”. I punti fermi sono questi: 1) dichiararsi fascista e salutare ritualmente un “camerata” non è reato, è manifestazione libera di pietà in conformità ad una opinione politica; 2) il defunto non aveva messo una bomba alla stazione di Bologna, ne’ partecipato alla strage delle Fosse Ardeatine, ne’ firmato le leggi razziali, ne’ è morto impiccato a Piazzale Loreto. È morto (credo) come in tanti semplicemente si muore, di malattia, portando con se’ la propria fede politica; 3) il reato è invece la pubblica apologia del fascismo finalizzata al proselitismo, alla violenza, alla sedizione. La Corte di Cassazione con sentenza del 2017 ha ulteriormente precisato, proprio con riferimento alla “chiamata del presente”, che se la stessa è fatta a scopo commemorativo, senza le implicazioni di cui al punto 2) il reato è insussistente. I fatti di cui parliamo mi parrebbero pertanto in se’ conformi al recinto imposto dalla legge, dalla Cassazione e da due sentenze (che per brevità non citerò) della Corte Costituzionale. Ciò che invece può costituire reato, come anche in questo caso, è la divulgazione di quelle immagini con la finalità di cui al punto 2). La Cassazione, con la sentenza del 1952, interpreta l’art. 5 della “legge Scelba” del 1952. Oggi esiste anche, in materia, la “legge Mancino” che qualcuno ha recentemente tentato di far abolire (a riprova di un certo clima) che sanziona la propaganda razzista e fascista. Ciò precisato dunque è ben evidente che il figlio del de cuius, regista e organizzatore della cerimonia, dopo averne pubblicato la documentazione filmata ha prudentemente (credo conosca i limiti di legge) e forse anche furbescamente cancellato il video. Magari aveva intuito o immaginava che il “lavoro sporco” lo avrebbero involontariamente svolto gli indignati, i quali hanno (a mio avviso ingenuamente) condiviso e rilanciato le immagini allo scopo di suscitare riprovazione. Personalmente non ho e non avrei pubblicato, certamente salvato e consegnato all’autorita’ giudiziaria per quanto di competenza. Se sull’onda di quelle immagini taluno si fosse speso in pubblici commenti inneggianti al fascismo, alla lotta armata, alla superiorità della razza, alla violenza, questi sarebbero reati. E su questo versante credo indagherà la magistratura e la Digos, non credo sul plateale estremo saluto. In conclusione a me pare che la vicenda insegni come: 1) la lotta al fascismo è lotta politica e richiamarsi alla legge richiede calma,gesso e studio; 2) con i mezzi di comunicazione occorre stare attenti, perché ad agire d’impulso si regala una visibilità che i diretti interessati non potrebbero perseguire (perché potrebbe diventare reato); 3) se conseguenze giudiziarie ci saranno riguarderanno chi abbia usato le immagini della cerimonia con finalità vietate dalla legge. L’argomento è interessante e coinvolge più in generale il tema della democrazia della rete e nella rete. Vorrei si comprendesse che la mia assoluta e nota opposizione politica al fascismo non mi fa dismettere i panni e la impostazione culturale del giurista. La propaganda fascista è un reato, come rubare o spacciare. La pubblicità gratuita alla propaganda fascista è in senso politico più che un crimine, è un errore.
PS. Per la reciproca eterogenesi dei fini potrebbe accadere che chi ha stigmatizzato il fatto divulgando le immagini abbia fatto pubblicità alla “chiamata del presente”, e chi ha organizzato rito e video abbia suscitato reazioni e commenti che saranno oggetto di attenzione sul piano penale a carico dei fascisti telematici.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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