pubblicato il 7 marzo 2015
Quando andavo a scuola, odiavo i numeri. Si prendevano gioco di me, illudendomi di farmi arrivare alla comprensione per poi lasciarmi solo confusione in testa. La matematica, insomma, per me era un’opinione. Nulla di strano, quindi, che abbia scelto di buttarmi dentro il calderone degli studi umanistici. Eppure,oggi, non è raro che mi capiti di odiare le parole invece che i numeri.
La chiave di questa inaspettata antipatia l’ho individuata nell’affermazione di scienze moderne quali la“comunicazione e marketing d’azienda”.
Impegnata nello studio forzato di tomo di organizzazione aziendale, non riuscivo proprio a capire i fiumi di inchiostro e le energie mentali sprecate per analizzare le “strategie comunicative di successo” delle imprese americane su cui quel tomo era modellato. Per la cronaca, le aziende analizzate erano realtà come la McDonald’s o la Starbucks, multinazionale di bevande al caffè che sanno di acqua sporca e che, per fortuna, in Italia ci siamo fino a questo momento risparmiati.
Spiegavano gli autori del libro, che il segreto della Starbucks non stava tanto nel caffè, ma nel messaggio che il caffè riusciva a veicolare!, nel momento unico che un cliente sperimenta nel sorseggiare un frappuccino al caramello nelle bellissime caffetterie di Manhattan o Londra mentre un cameriere sottopagato è costretto a girare per i tavoli con cucita addosso una macchina spruzza panna, tipo operatore di steadycam.
Ad anni di distanza, poi, mi ritrovo ad avere a che fare con frasi del genere:
“ Alle ore 18 conference call su skype e piccolo brainstorming sul crowdfunding”; oppure, “ In vista dell’incontro di domani, devi preparare al meglio il tuo speech;” E ancora,
“ Visto che tu fai del blogging, dovresti avere bene in mente le regole d’oro del web writing e del SEO copywriting”.
Certo, come no.
Dicono che un perfetto blogger debba utilizzare la tecnica della piramide rovesciata, inserire bene le sue keywords, collocare la keyword principale nella parte sinistra del titolo , scrivere un’efficace meta description.
Ora, non fraintendete. Sono perfettamente cosciente che per parlare, scrivere, comunicare ci vogliano delle regole.
Però, alle regole degli esperti guru della comunicazione, preferisco altro.
Che poi, questi guru, sono quelli che per anni ci hanno detto che Berlusconi era un mago della comunicazione e ora ci dicono lo stesso per il delfino Matteo e i suoi tweet.
Quindi, sì alle regole, ma quelle intramontabili della lingua italiana: figure retoriche, anacoluti, sinestesie, assonanze, sintassi e grammatica utilizzate come si conviene.
Che forse un po’ di ragione ce l’ho se, nella aule di una delle più prestigiose università italiane dove molti di questi guru si formano, durante una lezione di management d’impresa mi sono sentita dire:
“ Mi raccomando ragazzi, di queste nozioni di marketing tenetene a mente due o tre, che tanto, tutto il resto è fuffa”.
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