Ci sono un paio di notizie interessanti che riguardano il porto di Olbia. La prima è che Tirrenia ha deciso di rinunciare ai camalli della compagnia portuale “Filippo Corridoni”, una vera istituzione in città con i suoi 87 anni di storia. La seconda è che un mercantile carico di tonno diretto allo stabilimento olbiese della “As do mar” è stato dirottato a Cagliari perché la solita combriccola di burocrati statali ha stabilito che l’unico porto sardo in cui è possibile effettuare i controlli sanitari di prodotti di origine animale provenienti da Paesi terzi sia, appunto, quello cagliaritano.
La vicenda della “Corridoni” è emblematica dell’aria che si respira sulle banchine di uno dei porti più trafficati d’Italia, dove la guerra tra i gruppi Onorato (Tirrenia e Moby) e Grimaldi si gioca senza esclusione di colpi. In sostanza, è successo che Tirrenia ha deciso di non avvalersi più dei servigi della compagnia portuale, affidandoli alla concorrente Unimare. Risultato: diciassette portuali licenziati, meno della metà dei quali assorbiti dalla società subentrante. Sui reali motivi di questa decisione, secondo quanto trapela dagli ambienti della compagnia portuale, peserebbe la scelta della “Corridoni” di lavorare anche con i traghetti Grimaldi. Se così fosse, si tratterebbe di una sorta di ritorsione che finisce per colpire il soggetto più debole e sarà bene che Vincenzo Onorato si affretti a fornire delucidazioni alla città di cui è cittadino onorario e che gli ha consegnato le chiavi del porto, a suo tempo, su un piatto d’argento, dal momento che controlla, insieme a navi e rimorchiatori, pure la società di gestione della stazione marittima. Sarebbe il colmo se la “Corridoni”, proditoriamente sopravvissuta a tutte le intemperie riformiste nazionali e comunitarie, dovesse cadere dopo 87 anni per un volgare “dispetto”.
Quanto alla nave del tonno, serve a capire il motivo per cui in Italia siamo maestri nel complicare l’esistenza di qualsiasi impresa. Il ministero della Salute ha deciso che, dal marzo dello scorso anno, la Sardegna abbia un solo Pif (posto di ispezione frontaliera) istituito in quel di Cagliari. La decisione potrebbe pure essere accettabile se applicata con un minimo di raziocinio. Invece, anziché inviare gli ispettori in una comoda automobile di servizio da Cagliari a Olbia, si obbliga una nave partita dalle Seychelles, nell’Oceano Indiano, a prolungare il suo lungo viaggio con una tappa forzata che costa parecchi soldi al destinatario finale. Un merito, comunque, la nave New Takatsuki, con il suo carico di tonno, ce l’ha. Del decreto ministeriale che ha sottratto al porto di Olbia i controlli sanitari, infatti, non si era accorto praticamente nessuno, se non gli addetti ai lavori.
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