Leggetevi le due pagine di cronaca giudiziaria pubblicate oggi da La Nuova Sardegna. Forniscono elementi interessanti per capire meglio lo sviluppo olbiese dell’inchiesta avviata dalla Dia di Firenze, quella che coinvolge il manager Incalza, l’ingegner Perotti e il ministro Lupi, ancorché quest’ultimo non sia indagato. In questo approfondimento sono trascritte alcune telefonate del già senatore Pdl Fedele Sanciu, argomento centrale il progetto di una nuovo terminal da realizzare all’Isola Bianca. Fedele Sanciu era in quel periodo commissario dell’Autorità portuale. Secondo i magistrati, quel progetto non andò in porto – mai frase fatta fu più appropriata – perché dopo soli sei mesi Sanciu perse la poltrona, non avendogli lo stesso ministro Lupi rinnovato la nomina. Perché quella nomina non venne rinnovata? Forse scelta tecnica, si direbbe nel frasario calcistico, forse l’incombere delle inchieste di vari magistrati sardi sulla legittimità delle nomine alle Autorità portuali. Come ricorderete, quelle sulle designazioni del medico Piergiorgio Massidda a Cagliari (bocciata dal Consiglio di Stato) e di Fedele Sanciu a Olbia, primo porto italiano per numero di passeggeri. L’inchiesta della Procura di Tempio partì da un esposto dell’avvocato Andrea Viola. Lo conoscete, è uno dei componenti della redazione di Sardegnablogger ed è stato un consigliere provinciale del Partito Democratico in Gallura. Viola si espose in prima persona per rappresentare lo sconcerto di tanta gente, stupita dalla scelta di affidare un ente di primaria importanza ad un signore che non era andato oltre le scuole dell’obbligo, dunque privo di una formazione adeguata per assolvere il gravoso incarico. Si ponevano, un po’ tutti, un’unica domanda: perché? Perché la politica doveva spadroneggiare anche su terreni dove titoli e curricula dovrebbero avere la precedenza?
Io non so quanto quell’esposto (poi archiviato) di Andrea Viola abbia determinato il corso degli eventi. E sono sicuro che Fedele Sanciu saprà dimostrare la propria innocenza, se un tribunale gli chiederà conto di questa faccenda.
Le intercettazioni contenute in quell’inchiesta, in ogni caso, hanno un peso. Confermano che la politica dovrebbe stare fuori da certe stanze e ribadiscono la necessità di un controllo vigile sulla gestione delle istituzioni. Per questi motivi Andrea Viola presentò quell’esposto che, riletto ad un anno di distanza, apparirà ad alcuni sotto una luce completamente diversa. A tutti sfuggiva il perché il centrodestra regionale insistesse su quella nomina, sfidando i venti di tempesta di un’antipolitica che soffiava a pieni polmoni contro la casta. Era, soprattutto politicamente, una mossa poco accorta. Eppure la sostenne anche Cappellacci, che così si espresse il 5 settembre del 2013: “La nomina del commissario dell’Autorità portuale di Olbia rappresenta un primo passo, necessario e corretto, verso la scelta del nuovo presidente. La scelta del commissario, finalizzata ad evitare soluzioni di continuità nelle more della nomina, è stata compiuta dal Ministero dopo una consultazione con la regione ed è caduta su una delle personalità indicate nella terne presentate dagli enti coinvolti e condiviso dalla regione stessa”.
Andrea Viola si è costruito in questi anni una solida fama di rompicoglioni. Ha sollevato il caso delle infiltrazioni mafiose in Gallura, ha spesso denunciato gli sperperi di una politica tesa solo al consenso e alla creazione di reti clientelari. In cambio ha ricevuto minacce ed emarginazione, ma questo lo aveva sicuramente messo nel conto: in certe zone della Sardegna, chi non si adagia nel ventre molle degli unanimismi viene via via ghettizzato come comunista, ambientalista o invidioso.
Poco male. Quel che conta, ad un anno da quell’esposto, è la constatazione che certi dubbi avevano un solido fondamento. E quel che conta è la libertà di poter dissentire, sia pure a prezzo di minacce ed emarginazione.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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