Romantica lo è rimasta, di sicuro, come tutte le città che hanno saputo conservare un’anima che è risultato e specchio di sincere attenzioni, di continue cure volte al bello e proiettate verso chi verrà e chi c’era, quindi, in sostanza, verso chi c’è.
E Parigi è di sicuro una di queste città, oggi metropoli sconfinata e multirazziale incastonata fra lo sfarzo più nobile, più storico e le realtà più crude, indisponenti quanto insofferenti di questa attuale modernità.
Romantica nei suoi tratti e nelle sue ampie vedute dove la maestosità si fonde con i ritmi caotici dell’urbe ed a quelli di un turismo massivo senza sosta, dentro il quale fermentano, in simbiosi, il continuo e redditizio flusso di capitali e di idee, di scambi e di culture, assieme ad un rispetto che, per quanto ora intaccato dalle ineducate gesta della cafoneria globalizzata, resta ancora vivo e presente. Un rispetto che solo una conoscenza ed una cultura sempre più diffuse ed apprezzate possono garantire, ma questo potrebbe accadere ovunque, volendo. Cultura e conoscenza che respiri dappertutto, non solo sulle facciate dei palazzi e dei monumenti. Parigi ha saputo conservare le atmosfere, te le regala ogni volta che solchi la soglia di uno di quei palazzi, fosse anche un infimo e sobrio albergo come quello che ci ha ospitati in questi pochi giorni di escursione transalpina, o di un bistrot. La capacità di mischiare l’antico ed il moderno senza perdere nulla di entrambi, scoprire un Ginnasio che convive nello stesso stabile con un Teatro ed altri uffici, una scuola che non ti aspetti ma che trovi subito auspicabile, dove le pareti trasudano di sapere, appesi ad esse si alternano antiche mappe e opere, locandine e manifesti di eventi che, a leggerli, sinceramente, un po’ di vergogna l’ho provata: “Affabulazione – de Pier Paolo Pasolini – du 12/05 au 06/06/2015 – Messa in scena, in due atti, da Stanislas Nordey – Thèàtre National” (qua da noi, se ci va bene, un atto ed una rappresentazione unici, ogni dieci anni, eppure è del nostro Pasolini, che parliamo).
Mi sono vergognato nel vedere quanta diligente attenzione, quanto interesse suscitino la Sardegna e la sua cultura sui francesi di tutte le età, me ne sono vergognato per via di quella nostra autolesionista quanto atavica insofferenza verso questa preziosa attenzione, che trascuriamo persi dietro ad una stupida ma continua ricerca di trasformarsi in altro da se stessi per poi offrire “prodotti” irripetibili, come l’ospitalità, modellati sotto forme sempre più piatte e globalizzate, scevre di quelle peculiarità e personalità che li rendeva unici e per questo interessanti, avvincenti. Una vergogna a dire il vero “a conto terzi”, perché la ragione primaria di questo viaggio, la molla che mi ha convinto a farlo, è stata proprio quella di potere confrontare culture diverse ma vicine, quella francese con tutte le sue affluenze coloniali e non con quella sarda, che non solo attraverso la Corsica ma anche corposamente grazie ai flussi migratori, sono molto più vicine di quanto si creda. Missione riuscita, pienamente, tanto da farmi dimenticare presto le precedenti vergogne, grazie alla ormai indiscutibile poliedricità espositiva dell’autore del libro presentato, Colpi di scure e sensi di colpa, Fiorenzo Caterini ed alla eccellente organizzazione ad opera di quella superlativa Donna Sarda, emigrata, che vive da circa dieci anni a Parigi dove insegna privatamente l’italiano e che ho avuto l’immenso piacere di conoscere in questa sortita transalpina che è Carla Cristofoli, a cui vanno i miei più calorosi ringraziamenti e saluti.
Con suo marito Thomas sono stati, oltre che ospiti ed organizzatori/autori ineccepibili, piacevole e palpabile conferma di quel romanticismo trasportato e rielaborato nel 21mo secolo che ho provato sopra a descrivere, di quella sapiente Arte dell’amalgamare, in un connubio dove il meglio del passato e del presente si uniscono al futuro oltrepassando le pesanti barriere della metropolitaneità, del provincialismo, dell’insofferenza e del disagio crescenti nelle nostre società, i tratti più semplici e veri, quelli che rischiamo seriamente di perdere. Una Donna Sarda che nonostante si destreggi con la lingua francese al pari di un provetto moschettiere col fioretto, ha rafforzato anzi che perderle -come in troppi fanno- la sua limba e la sua sarda universatilità, rafforzando la propria cultura nel confronto con altre. Oltre a questo impagabile lavorio, Carla ci ha persino dedicato, come amorevole saluto, le parole di un’altra Grande Donna e Scrittrice Sarda, Maria Giacobbe, serviteci come petali sparsi dalle pagine del suo “Mare“, avvolti nel respiro dello stupendo Parco “De Luxemburg” (interamente pubblico e visitabile, fruibile, pur comprendendo il “Palais du Luxembourg”, che è sede del Senato di Francia…).
Una Donna Sarda, maiuscola, lo merita tutto, ma mai “vistosa”, carica piuttosto di rispettosa e rispettabile discrezione, Carla, che come formica tenace ed operosa riesce a diffondere e valorizzare -a mio modesto ma soppesato parere molto meglio di certe costose quanto spesso decisamente improponibili campagne pubblicitarie ufficiali- l’immagine della nostra regione e della nostra cultura all’estero.
Penso che il valore aggiunto che molti (direi troppi, a questo punto) sardi all’estero possono apportare alla Sardegna sia un patrimonio immenso, un patrimonio che necessita di ponti sui cui viaggiare, ponti che invece di costruire sembriamo più tesi a distruggere, se continuiamo ad evitare di guardare il mondo anche attraverso i loro occhi e le loro esperienze. Non tenere saldi quei ponti equivale ad evitare, a non permettere che quel valore possa tornare e crescere anche qui, questo significherà perderlo ed insieme ad esso perdere molte altre occasioni, perché intorno a persone così se ne incontrano solitamente tante altre altrettanto valide, di tutte le nazionalità e provenienza.
Opportunità come questa che alcuni giorni a Parigi mi hanno offerto, che non trascurerò di certo, scambi di idee dai quali sono venute fuori altre idee e progetti che mirano e necessitano di lievitazione, di inclusione, di partecipazione e diffusione, essendo esse stesse pratica di quei saperi e di quel rispetto universali -se pur intrisi di diversità ed identità- senza i quali, forse, più nulla avrebbe alcun che di coinvolgente, nulla di veramente romantico, neanche Paris.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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