In spiaggia, vicino a me, ci sono due signore straniere con due bambini al seguito. Chiacchierano in una lingua che mi sembra un idioma dell’est ed i loro bimbi avranno 4 o 5 anni, a voler essere generosi. Un bambino a testa o forse sono entrambi di una delle due donne o, probabilmente, non sono i loro. Ma non è importante. Comunque ‘sti cuccioli di uomo, piuttosto calmi e compassati, siedono uno accanto all’altro su un unico asciugamano, mangiano frutta e disegnano ognuno sul proprio album. Dopo una mezz’ora uno dei due domanda qualcosa. Dal tono sembra una richiesta, che identifico come quella di un bagno, cui fa seguito un diniego mimato con la testa e per un attimo la tizia sembra la spettatrice di una partita a tennis. Non ha sprecato neppure il fiato per l’emissione di una sillaba: quella del “no“. Come dire che la domanda non meritava il privilegio dell’articolazione di una risposta verbale. Il bimbo, per nulla turbato, riprende in mano i pennarelli e continua a colorare. Ad un tratto, poco più in là, esplodono le urla inconsolabili di un altro bambino che pare sul punto di essere scorticato vivo: piange disperatamente perché la mamma l’ha trascinato fuori dall’acqua. I due piccolini si guardano con occhi stupiti, uno chiede qualcosa alla donna del “no” che gli risponde lapidaria con una frase che non capisco, ma che ha il tono di un “fatti i cazzi tuoi!”. Il bambino allora si alza in piedi, afferra album e pennarelli, va da quello urlante e gli si accuccia vicino. Lui abbassa il volume degli strilli, continua a piangere a secco ancora per un po’ e poi si mettono a colorare insieme. E io, come una cogliona, mi commuovo per la solidarietà di uno schiaffo morale sferrato con la violenza di un calcio in culo.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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