OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Quando muore una persona, a meno che non sia famosa o la sua morte avvenga in contesti di pubblico interesse, non è opportuno parlarne a tutti. Quindi vi chiedo di perdonare il mio scarso senso del pudore, se ora vi racconterò di un amico che non c’è più.
L’avevo conosciuto nel 1999, e anche se non ne avete mai sentito pronunciare il nome, il suo lavoro lo avete conosciuto tutti. Se ricordate le campagne di informazione “Vivere il mare” o “Parchi e Parchi”, ebbene, erano prodotti di una società di Roma, la Union Contact, di cui Francesco era il Direttore generale.
Io l’avevo conosciuto perché alla fine del secolo scorso Vivere il mare era sbarcato a La Maddalena e, per l’edizione 1999, servivano delle guide per accompagnare i ragazzi coinvolti nell’iniziativa. Io e i miei soci fummo contattati da Francesco in persona, discutemmo, trattammo, ci accordammo su un prezzo e la cosa partì. Si trattava di un’iniziativa imponente: cinquecento ragazzi delle scuole superiori provenienti da tutta l’Europa. C’era da combinare tra loro partenze di navi, atterraggi di aerei, servizi navetta, autobus di linea, alberghi, ristoranti per fare arrivare questi ragazzi a La Maddalena, farli mangiare, dormire e accompagnarli in giro per l’Arcipelago. C’era da curare la copertura mediatica, seguire la rassegna stampa. C’era da aprire e tenere aperti canali di dialogo con le istituzioni locali e nazionali. C’erano gli sponsor, i docenti responsabili delle varie classi coinvolte, i comandanti delle barche per le escursioni alle isole. Tutto era seguito in prima persona da Francesco, che si faceva attraversare da centinaia di circostanze e migliaia di informazioni, senza cambiare faccia. Non si incazzava mai, scherzava molto, parlava il giusto, vedeva prima degli altri i nodi della rete fittissima su cui camminava, senza mai perdere l’equilibrio. Come ogni leader carismatico aveva attorno a sé una squadra, una specie di cerchio magico in cui, in maniera colorata e improbabile, i talenti delle persone venivano espressi al meglio. Di quelle due stagioni, 1999 e 2000, ho ricordi fantastici, bellissimi, che porto con me lasciandoli affiorare ogni tanto, o restando incantato a seguirli quando si mettono a svolazzare per conto loro. L’edizione 2000 fece base a Caprera, nell’ex ClubMed. Un villaggio già vivace di suo, che per una settimana venne occupato da un fiume di ormoni in piena. Fu un’edizione movimentata. Ci furono episodi di teppismo da parte di alcuni ragazzi, il clima si fece teso, la dirigenza del villaggio iniziò a temere di aver fatto una cazzata a ospitarci in mezzo agli altri ospiti. Francesco camminò con passo felpato su quella tensione, parlò col direttore del villaggio, con i docenti che accompagnavano i ragazzi, con i ragazzi stessi, in particolare con uno, quello che aveva fatto i danni maggiori. Non alzò la voce con nessuno e in poche ore tornò la calma e ripartirono le attività. Lo vedevo, nelle ore in cui lavorava a quell’opera di ricucitura, seduto negli angoli più disparati del villaggio: sotto un albero con il direttore, in un ufficio col ragazzo, sotto un porticato con gli insegnanti…. Sembrava li stesse confessando. Mi sono sempre chiesto cosa diavolo si siano detti. Per me fu una lectio magistralis su come usare la parola per uscire dagli ingorghi della comunicazione.
Quello fu l’ultimo anno di attività estive a La Maddalena. Ho continuato a collaborare con Francesco per un paio d’anni, andando a promuovere il concorso di “Vivere il Mare” per le scuole, in giro per la Sardegna. L’ultima volta ci siamo sentiti nel 2005, poi qualche sms di cazzeggio ogni tanto, poi ho provato a mandargli qualche mail, poi più nulla. Il 22 settembre scorso un’amica (una di quelle del cerchio magico del primo anno) mi contatta e mi comunica che Francesco è andato via. “Il cuore”, mi dice. La richiamo appena posso e mi faccio raccontare bene, ma non è che ci sia molto da capire.
Stamattina sono andato a Caprera a correre. Non ci andavo da almeno un anno. Sono passato dalla strada che, subito dopo il ponte, piega a sinistra verso la zona a valle della casa di Garibaldi, dove il Generale teneva gli orti. Sul lato opposto del sentiero si apre l’ingresso del vecchio ClubMed. Ora è tutto chiuso, una delle tante intese Regione-Comune finite male per dispetti politici tra istituzioni (quando non si vuole comunicare…).
C’era una calma primordiale. Mi è tornato in mente Francesco Scorza, e allora ho iniziato a guardare tra gli alberi per riconoscere le parti del villaggio. Sono arrivato fino al mare e da lì ho rivisto tutta la zona del bar, gli uffici, il pontile.
Ho pensato a quella bellissima lezione di diplomazia ricevuta sul campo sedici anni prima, sotto quegli alberi.
Una lezione di ecologia delle relazioni, a pensarci bene.
Mi dispiace che non l’abbiate conosciuto. Era una grande anima.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design