In molti mi hanno stuzzicato, stamattina, sollecitando una mia reazione alla condanna in primo grado di Francesca Barracciu. Sono dispiaciuto, ecco tutto. E non c’è ironia in queste mie parole, ironia che sarebbe sgradevole e fuori luogo. Su Sardegnablogger, ma prima ancora che questo sito nascesse, ho espresso giudizi molto duri su Francesca Barracciu, ma sempre per questioni strettamente politiche e mai per la sua vicenda giudiziaria. La mia opinione sulla Barracciu politica non è minimamente influenzata dalla questione dei fondi ai gruppi consiliari e, benché non possa dire di stimare la Barracciu, sono dispiaciuto dalla decisione del giudice. La Barracciu non è una mia nemica, non ho nulla di personale contro di lei, non nutro nessun odio che possa farmi gioire per la sua condanna. Io la Barracciu non la conosco personalmente, ne conosco come tutti il profilo pubblico da titolare di cariche politiche. Dirò di più. Spero che in appello questo verdetto possa essere ribaltato, non solo perché una condanna non si augura a nessuno ma per evitare che l’aspetto giudiziario offuschi quello politico. La Barracciu è stato un problema politico che attiene alla selezione della classe dirigente sarda, un problema che riguarda i criteri di scelta dei nostri rappresentanti in capo ai partiti, in questo caso il Partito Democratico. Non sono mai riuscito a capire per quali meriti Francesca Barracciu abbia scalato le gerarchie della politica regionale fino ad ottenere un posto da sottosegretario nel governo Renzi. Al netto di certi imbarazzanti strafalcioni e di sconcertanti uscite sui social, che ne hanno dimostrato l’inadeguatezza istituzionale, io non ho mai trovato alcun contenuto politico nel suo modo di presentarsi, non ho mai intuito un’idea di Stato o di comunità, non ho mai letto o sentito suoi interventi che andassero oltre il luogo comune o la battuta scontata. Ricordo di aver scritto su di lei, per la prima volta, quando si candidò alle primarie del centrosinistra sardo, lanciando se stessa con una campagna tutta giocata sulla sua immagine di bella donna che all’occorrenza voleva dimostrarsi umile: una campagna centrata sul modo di apparire della persona, tipica della comunicazione berlusconiana, priva di quegli orizzonti di senso che ci si attenderebbero da un politico di sinistra. Francesca Barracciu è stata ad un soffio dall’essere presidente della Regione. Il vero problema è questo, non la condanna che spero possa essere smentita dall’Appello e per la quale le attesto la mia solidarietà di essere umano.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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