Non c’è tempo più imprudente di questo, per fare analisi politiche. Panta Rei diceva il filosofo qualche millennio fa, ma oggi tutto scorre con molta più incontrollabile velocità di allora. Quello che si incide oggi è segnato sulla sabbia: tra un minuto, l’alzarsi della marea cancellerà tutto. Però è meglio così. Mentre guardo le immagini del migrante che affoga e mentre chi naviga a breve distanza si volta dall’altra parte, trovo che questa vecchia legge del mondo sia uno dei pochi motivi di speranza. Oggi, come una resa, è arrivata la sconsolata ammissione del Presidente della Camera Roberto Fico. A proposito dell’identità dei Cinquestelle, Fico ha detto “non so più chi siamo”. Chi ci avrebbe scommesso, un anno fa? I Cinquestelle avevano dominato le elezioni politiche vincendo ovunque, ovunque quel vento furioso aveva permesso a candidati sconosciuti di surclassare politici di lungo corso. La Lega aveva la metà dei voti dei Cinquestelle e qualche voto in meno del Pd. In un anno, i rapporti di forza e le percentuali si sono clamorosamente ribaltate. È bastato un anno perché la marea cancellasse le certezze che credevamo acquisite lo scorso anno. Per migliorare la vita non basta l’autocertificazione di onestà e la dose quotidiana di fango sui “governi precedenti”. La politica è cosa più complessa e sfuggente di uno slogan pieno di certezze. Oggi Open, la testata diretta da Enrico Mentana, racconta il caso di un piccolo paese tra le montagne al confine della Svizzera, dove l’86 per cento dell’elettorato ha votato Lega. Dalle interviste emerge che si sono buttati su Salvini per disperazione, dopo aver riposto inutilmente fiducia in Berlusconi. Quel ministro che veste in felpa e beve e mangia in continuazione è parsa l’unica alternativa. Tra qualche anno, o forse tra qualche mese, i pochi abitanti del paesino in via di spopolamento dovranno ammettere che neppure Salvini è riuscito a migliorare le loro vite e che quella speranza era stata coltivata vanamente. Per l’ennesima volta, comprenderanno che dire di sì a tutti e prendere posizione sulla base dei sondaggi, argomento per argomento, non serve a migliorare la vita di nessuno. Però non si può rimproverare a nessuno il bisogno di aggrapparsi alla speranza.
Tutto cambierà, ancora, nella nuova ricerca della speranza. Per il migrante annegato oggi in mare no, la speranza è scaduta. Finché c’è vita c’è speranza, non oltre.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design