Cosa c’entra quest’odio livido con la politica? Cosa c’entrano i figli di Francesco Pigliaru e Massimo Deiana con la lotta politica? Di quale colpa si saranno macchiati per meritare di essere presi a pietrate, fatti bersaglio con parole dure e pesanti come sassi? Il post di Michela Murgia non è un’invettiva contro due avversari politici. No, è un post contro i figli di due avversari politici. Colpisce chi dalla lotta politica dovrebbe essere tenuto fuori, perché anche se Pigliaru e Deiana fossero responsabili delle peggiori nefandezze non dovrebbero essere chiamati i loro figli a risponderne. Quel post ricorda ai figli di due avversari politici che i loro padri dovranno morire. Augura a questi figli l’agonia dell’attesa, prima dell’ultimo saluto.
Potremo risolvere il gravissimo problema della continuità territoriale, vedendo soffrire i figli di Pigliaru e Deiana?
Davvero si può pensare di fare politica scrivendo queste cose?
Rabbrividisco, constatando che questo pensiero è figlio di chi conosce bene il valore delle lettere e sa quanto possa far male un loro uso incauto. La Murgia è una donna di potere, un potere che si è meritato con la sua perseveranza e il suo talento. Scrive su tutti i principali giornali nazionali, ha libertà di stroncare qualunque collega scrittore con una rubrica tutta sua, sulla televisione dello Stato italiano. Ma questo potere non la autorizza a scrivere tutto quel che le passa per la testa. Anche per una firma famosa esiste il dovere del buon senso, della misura, del rispetto. Tutti scriviamo e abbiamo scritto cazzate, ma esiste un limite. Penosa ho trovato la difesa d’ufficio di chi ha derubricato la questione ad allegra invettiva, come tante ce ne scappano a tutti. In quel post si evoca la morte, non c’è nulla di leggero. Con tutto il rispetto, anche dall’uso delle parole ci si fa un’idea delle persone e delle loro attitudini. Io sono contento di non aver avuto Michela Murgia presidente della Regione Sardegna. Io non so se Pigliaru e Deiana abbiano figli. Ma è solo un dettaglio irrilevante: quel che conta sono le parole, che questi figli esistano o no.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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