Facciamo finta di credere all’ennesima classifica. Quella stilata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro ci dice che, rispetto alle altre regioni, siamo lavoratori a buon mercato. Ci pagano poco, insomma. Si va da una media di 1279 euro al mese del Medio Campidano ai 1.087 euro dell’Ogliastra. La Gallura, reginetta del turismo ed ex simbolo di prosperità, occupa un tristissimo 107/mo posto che vale la terzultima posizione in classifica. Magra consolazione, per il nord est, una differenza meno marcata che altrove per gli stipendi femminili. Sei una donna? A Olbia e dintorni prendi il 14,5% in meno rispetto al tuo collega uomo. Se invece hai la sfiga di vivere nel Sulcis, la differenza è scandalosa: 31,7% in meno, la più alta d’Italia.
Bene, proviamo a prendere per buoni questi dati, tenendo a mente che si riferiscono alla fascia di popolazione, sempre più striminzita, che un’occupazione comunque ce l’ha. Mille euro e spiccioli spesso costituiscono tutto ciò che un nucleo familiare può permettersi, tolta la quota devoluta alla vana speranza di arricchirsi con Gratta&vinci e altre illusioni a pagamento sulla quale lo Stato gioca la più sporca delle sue battaglie per evitare la bancarotta. Un’altra classifica, che prendiamo anch’essa per buona, ci dice, infatti, che ogni sardo spende,in media, 927 euro all’anno in slot e giochi vari. Quasi uno stipendio.
Non sappiamo se, nella classifica, siano stati conteggiati gli stipendi dei consiglieri regionali. A parte le facili ironie sulla differenza macroscopica delle entrate mensili, merita una citazione l’inserimento nella Legge Finanziaria (se ne parla su La Nuova Sardegna di oggi) di una norma che reintroduce il permesso giornaliero intero per i poveri onorevoli costretti a dividersi tra il proprio lavoro e gli impegni istituzionali, a prescindere dalle ore effettivamente trascorse in aula o in altre occasioni di carattere istituzionale. In buona sostanza, la giornata di lavoro perduto viene loro rimborsata integralmente anche se, poniamo, la seduta del Consiglio regionale dovesse durare dieci minuti o addirittura saltasse. I nostri eroi sono riusciti a beffare pure Mario Monti che, nel 2012, aveva provveduto a sforbiciare il rimborso, quantificandolo in base alle ore effettivamente impegnate nell’attività istituzionale. E oggi possono guardare i colleghi tonti delle altre regioni italiane dall’alto in basso.
Mentre scrivevo queste righe mi è venuto in mente quel consigliere regionale che pagava 1500 euro per farsi scrivere proposte di legge su argomenti a piacere. Millecinquecento euro a proposta che finivano nelle tasche di suo nipote laureato. Una storia che la dice lunga sullo spessore di certi personaggi ai quali abbiamo affidato la speranza di uscire finalmente dal pantano. Restiamo, invece, in piena zona retrocessione, alla vigilia di un primo maggio in cui ci sarà chi lavora per quattro soldi, chi guarda il solito concertone e chi fa fiesta con i soldi degli altri.
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