Prima puntata.
Stanotte ho fatto uno strano sogno. Credo sia da imputare alla peperonata che Al Bino ha preparato per la cricca. Voleva festeggiare la patente per guidare il cambion e ha organizzato uno spuntino a noi amici. Musica rock, vino, birra, peperoni e maialetto. Ho sognato di essere nel futuro, tra 40 anni. Nel 2016 per l’esattezza. Era tutto strano, la gente parlava attraverso il calcolatore IBM e telefonava con le cornette della SIP senza il filo. Altri parlavano al microfono dell’orologio al quarzo. Ma non stavo bene, non mi sentivo a mio agio. Musica assordante con un ritmo che non mi piaceva, dentro le macchine spaziali come la nuova Lotus Esprit, roba da milionari. Gente che non cantava e che non fischiettava più, come facciamo noi, mentre lavoriamo sul ponteggio a costruire case in blocchetti. Tante cose insieme che non mi piacevano. Addirittura si comprava l’acqua dentro le bottiglie. Follia, per me che sono abituato ad andare a prenderla con la carriola e i bidoni alla fontanella di piazza di chiesa. Un sogno di strana follia. La peperonata la mangerò a pranzo la prossima volta. La mia Soundesign ha suonato. I numeri a paletta hanno girato formando il 7:00. È moderna la mia sveglia. Me l’ha regalata la sorella di Bistecca, il mio fedale partito in Germania Ovest da ormai 7 anni. A Teresina, la sorella stramba di Bistecca, non piaceva questa scatola che funziona anche come radio. Abbiamo fatto uno scambio: io le ho dato la mia, una fastidiosa sveglia a corda con la gallina che pigola ogni secondo e lei mi ha ceduto questa bellissima radio ultra moderna. Il gazzettino come al solito è implacabile: “un nuovo attentato dinamitardo a Brescia, una bomba ha causato la morte di un uomo e il ferimento di altri otto. Il presidente del consiglio Andreotti riunisce, in stato di emergenza, il governo per i provvedimenti del caso”. Che casino. Mi alzo, cerco i minerva, per la prima Esportazione della giornata, ma non li trovo. Frugo nel cassetto. Niente. Ma dove cazzo sono finiti? Mi alzo, prendo i fiammiferi dalla cucina, accendo la sigaretta e mi vesto mentre il caffè inizia a profumare la casa. Ieri notte, dopo la telefonata con Bistecca, ci ho pensato sù. E’ tempo di andare. Prendono gente alla Volks Wagen, pagano bene. E nelle case dice che c’è talmente caldo che camminano scalzi. Già me l’immagino Bistecca, Andria e Zuseppe a piedi scalzi pudidi e bianchi camminare nell’appartamento con la moquette. Bistecca è mio compare “de frore”. Abbiamo giurato di rispettarci, aiutarci di onorarci per sempre. Bestiale, mi ha mandato alcune Stereo 8 dei Rolling Stones, dei Kiss e di Santana che ha trovato nel mercatino dell’usato. Gli americani sono pazzi a mascherarsi così, però fanno spettacolo. Chissà se avranno successo. All’interno dello scatolone c’è pure una giacca di pelle. Marrone. Un po’ lunga, a tre quarti con la cinghia e il colletto come piace a me, largo e con le punte stondate. A Bistecca stava largo, certo per uno che come lui, alto un metro e novanta e che pesa 45 kg, questa giacca potrebbe fargli da tenda da campeggio. Magrissimo. Ha i baffoni lunghi e i capelli lunghi e radi. Veste sempre con i maglioni a collo alto coloratissimi e i pantaloni blue jeans con la zampa di elefante. Le sue scarpe sono dei piccoli stivaletti color chiaro con la zip laterale.. E’ un fricchettone. Sta con una tipa biondissima di Colonia, conosciuta in un pub bevendo birra. Torna sempre all’inizio dell’estate, a giugno. Ha comprato una bella Opel Kadett di terza mano, di color giallo senape che a me sembra di colore di cane che fugge. E l’ha personalizzata: paraspruzzi di gomma nelle ruote posteriori; codina per la scarica della massa a terra a forma di saetta; doppi specchietti cromati; all’interno i sedili e il volante in pelouche e l’autoradio Stereo8 con gli altoparlanti Autovox. Ha una serie di adesivi cangianti dietro, con i nomi di alcune città tedesche e la lingua dei Rolling Stones. Quando metterò un po’ di soldi da parte vorrei comprarmi la 128 Sport. Bellissima: ce l’ha l’avvocato che segue mio cugino. Blu con gli interni beige. Io la vorrei rossa o nera. Con gli interni in similpelle beige e i sedili sagomati da competizione. Poi gli metterò un carburatore doppio corpo, così anche quando sono fermo al semaforo in città, la macchina, oscillerà anche da ferma, ad ogni accelerata. Vado al bar pensando alla 128. Solito puzzo di vino e di fumo. Cariatide e Pocobello sono là che già litigano al primo bicchiere. Parlano di Renato Curcio arrestato quest’anno con la Mantovani. Mi giro, do un’occhiata agli orari del pullman, leggo i titoli del giornale e compro il biglietto per la corriera che mi porta all’agenzia di viaggi in città, Dormo per tutto il percorso. L’odore di similpelle e gas di scarico dentro la corriera mi infastidiscono. Qualcuno fuma, lo faccio anche io. Scendo facendo passare un paio di bambini che sfrecciano con il carretto. Il rumore assordante dei cuscinetti si allontana. L’agenzia è dietro l’angolo della via. Ormai sono le 15 quando arrivo in paese. In Tv Pannella intervistato in studio con il fumo della sigaretta che crea un alone di misticismo attorno ai suoi interlocutori dagli occhiali robusti. Partirò tra una settimana. (Segue)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
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Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
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