Noi, quelli di Alghero, dei candelieri non ne sapevamo nulla. Avevamo il mare, le spiagge e i fuochi d’artificio (lus focs) che partivano dal mare. Duravano poco, ma quel poco era il condensato della nostra piccola felicità. Noi, quelli di Alghero, siamo stati sempre un po’ snob nei confronti del resto del mondo. Ci sentivamo diversi e unici e bastava un raggio di sole per eliminare tutto il brutto che camminava attorno. Ad Alghero ci faceva sopravvivere la llua, parola intraducibile e incomprensibile a chi non è di questa città. Anche oggi, però, le cose non sono cambiate. La llua è una condizione, uno stato di necessità che arriva quando meno te lo aspetti e ti accompagna, ti trasporta, ti allontana dalle cose e ti avvicina alla poesia. La llua è guardare l’acqua anche per ore senza sprecare nessun pensiero, è tirare pietroline dagli scogli stando seduti e disincantati; la llua e scrutare quel sole che si nasconde dietro Capo Caccia, è pedalare stancamente tra il lido e Fertilia, è ciondolarsi davanti ad un bar senza avere la voglia di alzarsi. Non è malinconia, non è tristezza. Non è allegria, non è silenzio e non è schiamazzo. La llua te la porti dentro, fin da bambino. La respiri, la annusi, te la senti addosso. Quando arriva il primo sole di primavera, quando passa il sorriso di Annalisa o di Roberta e di Carmelina. Quando osservi il campo di calcio e pensi che non ne valga la pena di continuare a giocare, quando hai in mano una chitarra e butti solo pochi accordi, per il gusto di cantare. La llua è una situazione, un incontro, uno stato d’animo, un abbraccio fulmineo tra la città e il destino, tra il tuo osservare e il silenzio, tra il tuo sorridere e lo sguardo di un turista che aspetta una tua risposta. E non arriva. La llua non ha colpe, non è cattiva e non è buona. La llua, se sei di Alghero, non la puoi scacciare o dimenticare. Neppure se cammini per strade di tutto il mondo. Lei c’è sempre. Noi, quelli di Alghero, dei candelieri non abbiamo mai capito nulla. Ma della llua e del ferragosto trascorso a casa tra il divano e la noncuranza di fare qualcosa siamo preparatissimi. La llua non è una parola o una festa ricorrente e colorata. La llua è molto di più nella sua bellissima inconsistenza: la llua siamo noi, sem musaltrus.
Buon ferragosto e buona llua a tutti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
Una modesta proposta (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.704 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design