È morto e sepolto il fascismo o è, invece, un pericolo non del tutto superato? Non lo so. Mi pare che il vero pericolo stia nel fatto che non siamo in grado di comprendere in quali forme esso possa ripresentarsi e quali sintomi vadano considerati preoccupanti.
Nell’edizione di oggi Repubblica ha riproposto l’ultima lezione -magnifica – tenuta da Umberto Eco prima di morire. Oltre al problema dell’assenza di memoria, c’è anche un problema di eccesso di memoria, cioè di miliardi di informazioni che affollano le nostre menti senza prima essere filtrate (che non è censura, è buon senso contro i criminali che avvelenano la rete).
Proprio ieri ho dovuto rimuovere dai miei contatti Facebook un militare dello Stato italiano che, sulla sua bacheca, continuava a pubblicare materiale razzista e di chiara ispirazione fascista, per la quasi totalità notizie prive di fondamento estratte dai soliti siti spazzatura colorati di un becero patriottismo. In passato mi è capitato di dover fare lo stesso con un altro componente delle forze dell’ordine, questo un civile.
Molto frequentemente, purtroppo, contenuti xenofobi e inneggianti alla dittatura vengono pubblicati anche da docenti di scuole pubbliche, persone che hanno a che fare con l’educazione di ragazzi che attraversano la delicata fase della formazione culturale. Si può impedire a costoro di essere fascisti e razzisti? Credo non serva a molto cercare di reprimere certe idee, però lo Stato dovrebbe verificare quale sia la maturità democratica di chi, ogni mese, dallo Stato percepisce uno stipendio.
Mi spiego meglio. Nessuno può togliere ad un militare o ad un professore i propri convincimenti. Ma se un uomo o una donna che hanno deciso di servire lo Stato propagandano idee in aperto contrasto con quello Stato, lo Stato deve metterli alla porta.
Il nostro Stato è poggiato su una Costituzione ispirata ai valori dell’antifascismo che, a sua volta, contiene l’affermazione dei principi di uguaglianza tra gli uomini di questa terra.
Non ti piacciono questi principi? Bene, però per coerenza rinuncia al tuo posto da statale.
Troppo comodo lottare con una mano contro i principi fondanti lo Stato e, con l’altra, ricevere la tua mazzetta di banconote a fine mese. Io credo che una buona pratica per dissuadere i nuovi fascismi sia, da parte dello Stato, intervenire contro coloro che al suo stesso interno insultano e offendono principi e diritti dello Stato. Tranne il sacrosanto diritto al 27.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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