E tu credi che questa storia di parlare a ruota libera e quando te ne accorgi dici che è colpa dei giornalisti è roba che hanno inventato adesso? Ma cosa! Ora ti dimostro che è roba vecchia e con la Macchina del Tempo ti porto all’estate del 1923, quando i fascisti avevano appena fatto fuori il sindaco legittimamente eletto. Oh, non è che l’avessero ammazzato: lui no, almeno. Il sindaco si chiamava Flaminio Mancaleoni, era un onesto politico seguace di Abozzi, liberale moderato. E neppure pervicace antifascista. Anzi, pochi giorni prima aveva accolto con grande pompa Benito Mussolini in visita a Sassari. Ma non era fascista. E soprattutto era un sindaco eletto, straeletto, anzi, con un mucchio di voti. E pure piuttosto benvoluto. Insomma, il fascio dice che se ne deve andare senza dare troppe spiegazioni. Anche perché la spiegazione vera è che il fascio si prepara ad eliminare ovunque i sindaci eletti dal popolo per sostituirli con i podestà nominati dal Regime. Però ancora bisogna conservare le apparenze. In fondo la Marcia su Roma è avvenuta soltanto pochi mesi prima, ci sono ancora notevoli residui di libertà, tra i quali, a Sassari, una Nuova Sardegna che dopo un qualche tentennamento filo fascista ha appena ritrovato la sua vecchia carica democratica. Allora il fascio si inventa questo salto mortale e dice Flaminio io ti dico di andartene e tu no te le ridico e tu niente adesso vedrai che succede casino. Al che interviene il prefetto: come succede casino? Io non posso permettere che succeda casino. Tu pensi: ora il prefetto dice al fascio di non rompere i coglioni. Niente affatto, per “questioni di ordine pubblico”, cioè per non fare succedere casino, il prefetto fa fuori (dichiara decaduti) Mancaleoni e l’intero consiglio comunale. Insomma, un pacchetto infiocchettato dalla sempre più stretta alleanza tra Stato e fascismo. Tanto stretta che ormai è la stessa cosa. Quasi. E nomina commissario prefettizio l’avvocato Candido Mura, di fede fascista. La cosa curiosa dell’avvocato Mura, che quindi traghetta Sassari dal Comune democratico a quello fascista, è che una ventina d’anni più tardi la traghetterà dal Comune fascista a quello democratico. Alla caduta del Regime ricoprirà infatti nuovamente la carica di commissario prefettizio e sarà subito dopo il primo sindaco eletto (in quota Democrazia Cristiana). Questo per dire che razza di cesura ci sia stata nella classe dirigente sassarese quando sono cambiate le cose. E poi dice che non ha ragione chi dice che i conti con il Fascismo non li abbiamo mai fatti fino in fondo. Ma questo non c’entra. Insomma, in questa estate del 1923 il commissario prefettizio ultrafascista avv. Mura, appena insediato, chiama i giornalisti. Ancora non si chiama “conferenza stampa”, ma è qualcosa di simile. L’unica differenza è che adesso se convochi una conferenza stampa sai che ci sono due parti: quella che ha da dire qualcosa e quella dei giornalisti che ascoltano, fanno domande e poi scrivono cosa è successo. Mentre allora, in una città come Sassari, i giornali, anche quelli democratici come La Nuova Sardegna, non avevano il ben definito ruolo di cani da guardia del popolo contro il potere che bene o male hanno adesso. Allora, insomma, si poteva equivocare, salvo che per alcune testate socialiste e comuniste, e farsi l’idea che, insomma, tutti noi borghesi, chi con un’idea chi con un’altra, in fondo stiamo tutti dalla stessa parte. La deve pensare così l’avv. Candido Mura quando davanti a una decina di giornalisti di varie testate sarde e nazionali, tra le quali La Nuova Sardegna, fa questo tipo di discorso che ora io sintetizzo usando però tra virgolette le parole usate da lui. Allora, cari amici, io ammetto che “il fascismo si è impossessato del Comune in modo strano, ma non vi ho chiamati qui per parlare di politica: quel che è stato è stato” e siccome siamo tutti classe dirigente dobbiamo cercare di darci una mano. Io lo so che in Sardegna il fascismo “sarà sempre in minoranza perché qui è impossibile l’opera di penetrazione che abbiamo attuato in Continente. Ecco perché è stato necessario ricorrere a questi mezzi per prendere il comune di Sassari”. E sarà anche vero che “a Sassari noi fascisti rappresentiamo solo il cinque per cento, ma le cose sono andate così e pazienza”. D’altro canto a Roma abbiamo vinto noi. E tornando a Sassari, “lo so che il fascio locale non dà nessun affidamento, ma state tranquilli che mi impegno a imporre la massima disciplina”. Insomma, il senso è: siamo una banda di delinquenti, asini e inaffidabili. Ma siccome comandiamo noi e io sono un galantuomo cerchiamo di tirare avanti senza romperci i coglioni a vicenda e datemi una mano a portare avanti le cose cominciate da Mancaleoni che, devo ammetterlo, è stato un grande sindaco. Tu leggi queste cose e dici ma guarda che protervi e sfacciati e arroganti, questi fascisti, neppure un anno al potere e già te lo sbattono in faccia ammettendo persino di essere dei farabutti però comandiamo noi. E vogliono anche che si scriva sui giornali. E infatti la Nuova scrive tutto. Errore. Arroganti sì, ma non vogliono che si scriva sui giornali. Candido Mura aveva convocato dieci giornalisti, tra i quali certi fieri oppositori al fascismo, pensando a una chiacchierata tra amici, un privatissimo invito alla concordia per fare funzionare bene tutto l’ambaradan comunale. Un accordo tra bravi borghesi. Che in fondo comandavamo prima, comandiamo adesso e comanderemo dopo anche quando tutto questo aburotu del fascismo sarà finito. Insomma, Candido Mura, candido candido, tutto quello che aveva detto se lo vede scritto in fino in fino sul giornale e gli vengono i capelli dritti. E subito nega. Io ho detto che in Sardegna non entreremo mai? Che del fascio di Sassari è meglio non fidarsi? Ma quando mai? Quelli della Nuova, sornioni, si fanno rilasciare dichiarazioni giurate da tutti i loro colleghi presenti all’incontro (compresi i filofascisti), dove si dice che l’articolo della Nuova riporta fedelmente il discorso del commissario prefettizio e le pubblicano sul giornale. Chissà cosa dicono i camerati all’avvocato Candido. In privato. Perché in pubblico attaccano la Nuova accusandola di diffamare il camerata travisando le sue dichiarazioni. Anzi, inventandole di sana pianta. Ma ormai lo sputtanamento è epico. Storico. E penso che nel ’26, quando finalmente riuscirono a chiuderla, La Nuova, nei festeggiamenti dei fascisti e dei concorrenti il rancore per questa pioggerellina di merda del 1923 deve avere avuto la sua parte.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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