Andrea Camilleri è morto da una settimana e il vento gelido della calunnia soffia sul suo cadavere ancora caldo. È il fiato nauseabondo di chi non si fa scrupolo di sputare su una salma, nella quale vede non un corpo privo di vita ma un avversario di cui demolire anche la memoria. Non sto parlando di politica, anche se la politica c’è dentro fino al collo. Sto parlando d’altro. Qualche giorno fa ho incrociato su un social il commento di un utente che spiegava la sua profonda antipatia per il maestro siciliano attraverso un articolo, uscito cinque anni fa su uno sconosciuto sito d’opinione. Quell’articolo, a sua volta, spediva il lettore ad una vecchia apparizione di Camilleri nella trasmissione di Fabio Fazio. Interpellato su quale fosse l’età in cui la donna rifulge di maggiore bellezza, il padre di Montalbano rispose che secondo lui non c’era donna più “seducente” di una bambina di due anni, per “bellezza e innocenza”. Basta un attimo perché la rete manipoli e adatti alle proprie esigenze, nel caso gettare fango su un intellettuale dalle posizioni note. Associare l’aggettivo seducente ad una bambina basta per fare del povero Camilleri una persona equivoca, ambigua, animata da sentimenti insani. Basta cercare “seducente” su un buon dizionario per scoprire che solo in una mente malata o ristretta da un lessico povero – e quant’è vero che i limiti del linguaggio e della conoscenza coincidono – questa può richiamare esclusivamente alla sessualità. Seducente può essere un libro, una teoria, un paesaggio. Se-ducente, che conduce a sé perché attrae, semplicemente.
La breve osservazione me la sono poi ritrovata su un video postato su youtube, in cui le parole dello scandalo, in un mostruoso gioco di effetti, sono pronunciate dallo scrittore alla moviola, in modo che ciascuna venga scandita e allungata a dismisura. C’entra la politica, certo, ma stavolta l’attacco è spregevole perché mirato alla persona, alla sua dignità. E ricordiamo che si tratta di una persona che oggi non può difendersi. L’effetto combinato di demonizzazione dell’avversario e analfabetismo produce questa malvagità. Camilleri usava la parole con attenzione e riguardo, scegliendole con la misura dello scrittore che le rispetta. E questa attenzione è un peccato che oggi non si può proprio perdonare.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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