Oggi il presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana ha annunciato la sospensione a tempo indeterminato del suo profilo Facebook. Chiunque conosca Emiliano e abbia un minimo di sensibilità per le cose del mondo capisce che questa abiura è un atto e un fatto politico, non semplicemente la trascurabile rinuncia di un singolo utente dei social. Io cercherò di spiegare perché questa decisione è un pessimo segnale.
Emiliano, in un decennio, è diventato uno dei più influenti e ascoltati esponenti della politica regionale: parlo di capacità di influenzare opinioni e punti di vista, non di vero potere nei palazzi delle istituzioni (se così fosse, Emiliano oggi sarebbe candidato alle elezioni regionali). Una credibilità, la sua, conquistata partendo dall’esile ruolo di sindaco di Bortigiadas, il più piccolo e isolato Comune della Gallura. Mettete assieme questi pochi indizi e concluderete che Deiana è figlio politico del decennio in cui la rete ha scavalcato, per capacità di creare consenso, comizi, adunate di piazza e propaganda televisiva. La prima volta che scrissi qualcosa su di lui fu per un quotidiano, esattamente dieci anni fa. Il pretesto era la festa per la sua elezione a sindaco, nell’estate del 2009, ma il pezzo poggiava tutto sulla figura nuova del politico capace di creare consenso attraverso l’uso di Facebook, che allora era uno strumento nuovo e dagli esiti imprevedibili. Si poteva essere d’accordo o meno con lui, gli si poteva contestare una certa ruvidezza nell’assumere questa o quella posizione, forse qualche contraddizione: diceva il poeta che tutti conteniamo moltitudini e tutti, prima o poi, maturiamo opinioni diverse da quelle di partenza. Ma l’uso che Emiliano fa dei social, in un mescolarsi di generi e registri, è un uso maturo, consapevole e vorrei dire progressista. Analisi fini, articolate, anche prolisse quando il tema lo richiedeva, il costante tentativo di comprendere e mettersi nei panni degli altri, il tutto sostenuto da una brillantezza nella scrittura e da una acuta capacità di osservazione. La forma, alla fine, rende appetibile il contenuto più ostico: in questo Emiliano Deiana è un vero maestro. I suoi post non erano le tre righe per incitare all’uso delle ruspa verso tutto ciò che non si capisce e ci appare estraneo. Pochi lo ricorderanno, ma Emiliano è stato tra i fondatori di Sardegnablogger, anche se la sua esperienza nel nostro blog si limitò ad una breve parentesi iniziale. Io vedevo in lui il fanciullo pascoliano che, con gli occhi candidi del ragazzo di paese, osserva e annota i grandi e spesso oscuri meccanismi della politica chiusa in se stessa, mossa da dinamiche incomprensibili ai più. Certo, la vita dura poco e molti di noi conteggiano con angoscia le ore e i giorni persi a scorrere post inutili su un display. Molti di noi vorrebbero rinunciare a questa segregazione volontaria e riprendersi tutto il tempo ceduto ai social in questo decennio. Ma i social sono una realtà decisiva, piaccia o no. Perdere la voce di Emiliano sui social significa cedere preziose posizioni a coloro che hanno fatto diventare i social il campo di battaglia di una guerra civile. Significa arrendersi alle banalizzazioni e al messaggio secondo cui al pensiero articolato siano preferibili tre righe chiuse con un’invocazione alla ruspa. Ci stiamo perdendo tutti, non solo Emiliano.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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