Faresti davvero a cazzotti?
«Mamma mia quante volte l’ho fatto».
L’ultima volta?
«È stata per strada, qualche giorno fa. Uno mi ha fatto un brutto gesto dall’automobile, allora come un buzzurro qualsiasi l’ho superato, l’ho chiuso, sono sceso e ho fatto quello che lui non si aspettava che facessi. L’ho picchiato e poi sono andato via».
Questa parole sono state pronunciate da Filippo Facci durante un’intervista rilasciata poco più di un anno fa alla rivista Men on Wheels. Filippo Facci sarà uno dei prossimi conduttori di un programma Rai e, a quanto si è capito dalla presentazione dei palinsesti, non gli sarà certo affidato un innocuo quiz o qualche inutile ruolo da opinionista in un talk. Avrà piuttosto una di quelle trasmissioni che tracciano la linea editoriale di un organo di stampa.
Interpretando, edulcorando o esasperando la realtà a seconda delle circostanze e delle convenienze.
L’intervista è stata anche filmata, casomai a qualcuno venisse il dubbio che l’estensore abbia esagerato o si sia inventato qualcosa. Trovate tutto a questo link: https://mowmag.com/cover-story/filippo-facci-ho-picchiato-uomini-e-pure-donne-ho-ucciso-mio-padre-ho-assunto-cocaina-sono-ebbro-di-me-stesso
E quindi sentirete anche Facci ammettere una lunga dipendenza da cocaina e lo sentirete persino pronunciare queste parole:
«Mettiamola così: in vita mia è successo più di una volta che io abbia picchiato delle donne, scrivilo pure: ma è perché a loro piaceva. Sessualmente, dico. Poi se un giorno una si svegliasse e dicesse “non mi piaceva” sarei fregato».
Quando ho letto che Facci avrebbe condotto uno spazio in Rai non ci volevo credere, così come ho fatto fatica a credere che Bianca Berlinguer avesse accettato l’offerta di Mediaset.
Ma poi mi sono dovuto arrendere all’ufficialità.
La chiamata di Facci in Rai è una sfacciata dimostrazione di quanto questa destra di governo agisca senza dover rendere conto a nessuno, potendo disinvoltamente contraddire con atti e designazioni la veste che ha voluto offrire di sé e le valsa il consenso.
La destra legalitaria, tutta ordine e disciplina, sceglie come opinionista per la Rai un signore manesco, abituato a mettere le mani addosso sulle donne – ma perché a loro piace, sia chiaro – e a risolvere le discussioni con gli automobilisti malmenandoli.
Non fosse uno dei loro e se un omologo di Facci fosse stato nominato per un ruolo di responsabilità dall’altra parte, i telegiornali delle reti Mediaset avrebbero certamente strillato il caso nei titoli di apertura e avrebbero invocato l’indignazione del pubblico, domandandosi come potesse la Rai affidare il microfono ad un così convinto sostenitore della violenza di strada.
Invece del curriculum di Facci non ne parla nessuno.
E questo è segno sconvolgente di un tempo di totalitarismo comunicativo in cui le voci di dissenso sono sempre più timide e quasi impercettibili e l’allineamento delle televisioni generaliste ormai pacificamente accettato.
Se qualcuno dovesse porre il problema, ci sarà sempre chi lo difenderà argomentando che Facci dice quel che pensa ed è, in fin dei conti, l’attesa risposta al politicamente corretto.
Io credo che affidare uno spazio da editorialista in Rai a Facci sia uno dei tanti debiti che la poliedrica destra di governo deve pagare.
Come i trenta milioni di riconoscenza ricevuti da Marcello Dell’Utri, ultimo clamoroso atto di generosità di Berlusconi.
Facci nell’intervista ammette di essere amico di Giorgia Meloni. Lo so, succede che tra giornalisti e politici nascano delle amicizie, è normale e non ci si deve scandalizzare.
Però la sensazione è che, ancora una volta, il governo abbia dovuto sistemare un amico o pagare un debito.
Anche perché Facci frequentava in gioventù Piersilivio Berlusconi e conosceva bene l’ambiente di Arcore.
Ma passiamo oltre il rapporto tra giornalista e politico.
Facci inizia la sua carriera come cronista di giudiziaria del quotidiano socialista L’Avanti nel 1992, cioè mentre l’Italia è scossa dalla bufera Tangentopoli.
Difende strenuamente le posizioni di Craxi, solo in mezzo alla tempesta, sposando la tesi del colpo di Stato giudiziario, tesi per la verità molto accreditata in tempi recenti.
Ma non è interessante sapere se Facci avesse ragione o no, quanto constatare che oggi, trent’anni dopo e a Berlusconi defunto, si sta saldando un vecchio debito.
E questi crediti maturati lungo tutto questo tempo vengono riscossi senza guardare a null’altro di ciò che i beneficiari hanno nel frattempo combinato.
Facci, lo raccontò lui stesso, assemblò quel famoso monologo letto da Berlusconi nella altrettanto famosa puntata di Annozero in cui il Cavaliere affrontò Marco Travaglio. In quel monologo venivano elencate le condanne per diffamazione ricevute dal direttore del Fatto: in sostanza, un giornalista aiutava un politico a delegittimare un collega giornalista.
Le nomine della nuova Rai chiudono trent’anni di storia. Vale per Facci e vale anche per l’arrivo in Mediaset di Bianca Berlinguer, dimostrazione di quanto il berlusconismo abbia demolito ogni opposizione.
Un’ultima precisazione. secondo me sostanziale.
Quando Facci racconta di aver picchiato l’automobilista non imputa la reazione ad un raptus nervoso, ma la spiega con una sua personale questione di metodo: Io sono uno che se tu abiti a Viterbo e mi fai girare i coglioni io prendo la macchina, vengo a Viterbo e ti spacco la faccia.
Saranno davvero Facci nostri.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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