Sempre all’ultimo momento: gli italiani hanno scoperto l’Expo 2015 di Milano a un mese dalla chiusura. Passata l’estate, è stato un crescendo e quota 20milioni di ingressi sarà certamente superata entro il 31 ottobre come assicura il commissario Sala. Ormai nei week end si toccano i 500mila visitatori con pesanti conseguenze sulla fruibilità dei padiglioni. File chilometriche per entrare la mattina e file di ore per visitare gli stand più gettonati. E così, persa ogni speranza di entrare nel padiglione Italia o in quello del Giappone o della Germania, il visitatore “da solo un giorno” si accontenta di un’ora di fila per il Cile o una e mezza per la Colombia. Oppure visita improbabili stand di mini nazioni africane o asiatiche, né più né meno che pittoreschi bazar soffusi da un’eterna caligine di arrosto e fumi di cucina. Il padiglione Zero, quello che anticipa e inquadra i contenuti di tutta l’Expo, mette subito in chiaro come stanno le cose: mai meno di due ore di coda per una visita di 40 minuti che poi si riduce a 30 pressati dalla folla che incalza. E siccome è il primo padiglione, spesso non si può neppure attendere: “Ci dispiace, la fila è chiusa”. Quella bolgia _ dopo lo stress dei controlli di sicurezza (tipo aeroporto) all’ingresso _ non è un bel biglietto da visita, meglio sviare quindi i visitatori verso il Decumano, la strada principale dell’Expo, sorto su pianta geometrica come un castrum romano. Il crescendo di visitatori in ottobre è anche dovuto alle scuole che da tutta Italia invadono Expo per un breve tour che può essere solo un assaggio nonostante le facilitazioni concesse. Miriadi di bambini tutti con pettorine fluo e cappellini colorati sciamano da un padiglione all’altro col codazzo di genitori e insegnanti sull’orlo di una crisi di nervi. In certe ore il Decumano e il Cardo (l’altro grande asse che porta a Palazzo Italia e all’albero della vita) sono talmente pieni di gente imbottigliata tra terrificanti colonne di visitatori in attesa di ingresso in un padiglione che magari dista cento metri. Tutto ciò premesso (in parole povere: vi ho avvertito!) Expo 2015 merita la visita, magari di tre giorni, magari con un corollario di altre 48 ore a Milano che è un continuo fiorire di spettacoli e mostre. Expo merita la visita anche per capire i meccanismi di un Disneyworld planetario che vive sei mesi e alla fine avrà sviluppato un circolo virtuoso economico di non meno di 20 miliardi entro i prossimi 4 anni. Sì, un grande parco dei divertimenti con le attrazioni (i padiglioni nazionali), parate e musica sul Decumano e concerti nel grande anfiteatro. Il film d’animazione dell’Ue e poi lo show (ogni ora) di luci e musica dell’albero della vita. Expo è anche un immenso ristorante etnico: si va dalla piadina al prosciutto all’hamburger di zebra, dal cuscus in tutte le infinite declinazioni di Africa e Medio Oriente, al fritto in tempura e al sushi di pesce del Giappone passando per i vini italiani, i formaggi a pasta cruda dello slow food e i kebap serviti con succo di melograno della Turchia. E poi patatine fritte francesi, belghe, olandesi con hamburger vegani o di (povero lui) coccodrillo. E ancora riso con ogni tipo di spezie e di salse, come contorno e come piatto unico. Insomma il cibo che fa spettacolo. In ultima analisi nutrire il pianeta, appunto il tema dell’Expo. E la Sardegna? Chiusa la settimana sarda, resta un inverosimile nuraghe di plastica in una delle installazioni sul Decumano e, nel caleidoscopico padiglione Italia, alcune foto delle nostre coste e una scelta di piante indigene: dal mirto al sughero alla chessa. Per chi, dopo la lettura di queste brevi note, decidesse di andare all’Expo, si consiglia una visita all’inizio della settimana (lunedì escluso). I week end sono tutti da bollino rosso. E non portatevi un panino: avete infinite opzioni per mangiare (in genere bene) in decine di ristoranti e quasi a ogni incrocio c’è un chiosco dell’acqua. Buona visita!
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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