Al rientro dal mare, la solita doccia e la solita capigliatura ribelle col solito ciuffo che cade sull’occhio destro, che sembra uscito da un cartone animato giapponese. Si, vabbé, la serata la devo trascorrere in attesa della finale del campionato di basket: la Dinamo affronta, in gara 7, il Grissin Bon di Reggio Emilia per la partita del secolo per noi tifosi impenitenti e sassaresi. Le nove e un quarto, le ventuno e quindici, sul terzo, e sono appena le quattro e mezza. L’ansia è tanta, l’agitazione non mi permette di dedicarmi a niente, non riesco a concentrarmi, persino asciugare i capelli diventa un’impresa. E allora decido: mi armo di macchinetta taglia capelli e mi piazzo davanti allo specchio. Quel ciuffo ribelle, quello che non riesco a domare, quello che quando nuoto si infila nell’occhio, lo devo spuntare. Che ci vuole? Basta fissare il taglio alla misura più lunga, dodici o quattordici, una spuntatina e nessuno si accorgerà che è un lavoro fai da te, tipo bricolage. Senza occhiali non è che ci veda tanto bene, ma no, la macchinetta non sta tagliando, forse l’inclinazione della “forchetta” non è corretta, non taglia. E allora affondo, passo e ripasso sulla fronte, ma niente. Possibile? Inforco gli occhiali..o cavolo!!! Altroché non taglia! Taglia, eccome se ha tagliato. Sopra la fronte, proprio al centro una devastazione: i capelli non superano il mezzo centimetro di lunghezza. Mi assale il panico, che faccio? Continuo a passare la macchinetta, stavolta con gli occhiali agli occhi, e passo e ripasso, e accorcio pian piano, ma ormai ho fatto danno, sono disperata, che faccio? La mia parrucchiera è a Sassari, lavora in un salone di un centro commerciale. La chiamo angosciata: «Jessica, mi è successo un incidente». «Un incidente»? «Si, stavo accorciando un ciuffo con la macchinetta e mi è scappata, ho fatto danno, sono impresentabile, aiutami, mi sono ischarinadda». «Io esco alle nove, sarò a casa alle nove e mezza, magari puoi metterti un berrettino e venire a Sassari, altrimenti vieni a casa, dammi il tempo di cenare e vediamo di sistemare». O cacchio, la partita!!! Alle nove e un quarto la partita a Rai tre! «Si vabbé, verrò alle dieci meno un quarto, a quell’ora è buio e in giro non c’è nessuno: tutti incollati al televisore per lo scudetto del basket». FORZA DINAMOOO!!! L’attesa è snervante. Alle nove e un quarto, puntuale , viene sollevato il pallone d’inizio. La Dinamo non c’è, sbaglia canestri, prende i rimbalzi ma non realizza, perde palloni su palloni, sbaglia da sotto e dalla distanza. Al quinto minuto segna il secondo canestro, mentre Reggio è a undici. Subisce, la Dinamo, è impacciata, imprecisa, caotica e confusa, mentre Reggio macina gioco e canestri. Il primo quarto finisce 21 a 4, una disperazione! Cèèèèè i capelli! Devo aggiustare i capelli! Scendo in cortile, per fortuna è buio, prendo la macchina e corro. Sono le dieci, arrivo da Jessica che siamo già a metà del secondo quarto. Quando mi vede scoppia in una fragorosa risata: «Solo tu potevi fare una cosa del genere. Ora bisogna tagliarli corti, come quel buco sopra la fronte» e continua a ridere e a passarmi le dita tra i capelli. Il televisore naturalmente è acceso, la Dinamo sta recuperando, Lawall è un mostro! «La macchinetta, qui bisogna continuare con la macchinetta, bisogna portarli tutti alla stessa lunghezza». Ma si, tanto siamo in estate, fa caldo, e poi ricrescono, lentamente ma ricrescono. Finisce il secondo quarto che siamo sotto di sei, e i capelli sono bell’e tagliati, cortissimi, quasi a zero, ma chi se ne importa, ajò a vedere il secondo tempo che stiamo recuperando alla grande e torniamo a crederci, in questi ragazzi pazzi, quasi quanto me. Il terzo quarto siamo sotto di sette, 55 a 48. Da strapparsi i capelli, per fortuna non fa… E poi l’ultimo quarto, l’apoteosi, l’ansia, la tachicardia, le parolacce, le urla, i salti, i commenti in chat con gli amici più pazzi del mondo e infine la fine: è scudetto, siamo i campioni, siamo la DinAmo, faccia di trudda!!! E i capelli??? Beh, ora posso anche dire di aver fatto il voto “che se vince la DinAmo me li faccio a zero”… Vinto ha, e l’ho fatto!!!
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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