Allora, poco fa, rientrando dal mare, a Caprera, Spiaggia del Relitto (in culo a Giove). Mi trovavo in salita, poco prima di uno spiazzo, fermo con la macchina perché altre macchine davanti a me tardavano a ripartire. A un certo punto, da una di queste macchine, ferma, vola sull’asfalto un fazzoletto di carta, uno scottex. Dò un bel colpo di clacson e il zozzo per tutta risposta ingrana e parte a missile. Apro la portiera, raccolgo il fazzoletto e parto a razzo anche io. Faccio per incollarmi al suo paraurti posteriore quando una macchina, con due vecchie non esattamente rock, esce dal parcheggio, si prende la precedenza, occupa la strada per far salire una terza vecchia slow e poi parte, con ritmo tibetano. La strada è stretta, cerco di camminare più che posso fino a che, dopo un km, non scorgo il tipo che nel frattempo credeva di avermi seminato. Le vecchie guru si frappongono sempre tra me e il lanciatore di scottex. Arriviamo finalmente vicino al ponte di Caprera, sull’unico rettilineo degno di questo nome in tutto l’arcipelago, e le anziane ascete si fanno al centro della strada occupando entrambe le corsie, mentre il tipo accelera e si allontana. Io cerco di superare ma quelle manco per l’anima; non solo, dal lato passeggero esce a un certo punto una mano che mi invita a vivere con calma. Decido che non posso fare né il giustiziere né il fanatico, e neanche rompermi l’osso del collo o far fuori qualcuno; allora mi impongo di tallonare -si fa per dire- il tipo, fino all’ultima svolta utile per andare a casa mia, che comunque dista ancora 4 KM. Dopo di ché, mi dico, se non riesco a fermarlo nel frattempo, superandolo con la macchina o suonando col clacson, entrambe cose un po’ forti, vado a casa mia e scrivo un post. Ecco, l’ho scritto. P.S. 1 il numero di targa intero è a disposizione delle forze dell’ordine che dovessero leggere questo post. Scrivetemi in privato e ve lo mando. Il Fazzoletto l’ho conservato. P.S. 2 Lo spiazzo in cui è avvenuto l’episodio si affaccia su uno degli angoli più belli di Caprera. Lo sguardo viaggia da Capo Ferro, praticamente Porto cervo, a Monte Moro, Punta Cugnana, Tre Monti, Le Saline ecc ecc. Proprio di fronte a chi guarda, a qualche centinaio di metri, esce dal mare un isolotto, che per una curiosa coincidenza si chiama “Il Porco”. P.S. 3 questo episodio mi è dispiaciuto molto. In macchina con me c’era la mia famiglia; i miei figli, seduti dietro, hanno seguito e partecipato a tutte le fasi dell’inseguimento, indignati ma anche divertiti per quello che stava succedendo. Nella macchina inquinadora c’era l’autista lanciacarta e, accanto a lui, credo, una donna. Dietro ho visto una testolina bionda, capelli lunghi. Avrà avuto l’età dei miei figli. Mi è dispiaciuto per lei.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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