L’anno scolastico ormai è finito, le somme sono state tirate e per molti andrà male. Per qualcuno la tanto temuta bocciatura sarà lì, affissa nera su bianco sulla vetrata della scuola, spietata e irrimediabile.
Cosa resta da fare ormai se non un bel mea culpa?
Un mea culpa per noi docenti che forse dovremmo tenere a mente che la funzione della scuola non è tanto quella di operare una grossolana scrematura tra coloro che possiedono competenze e quelli che ne sono privi, quanto quella di assicurare il successo formativo a tutti. “Ottimo è quel maestro che, poco insegnando, fa nascere nell’alunno una voglia grande d’imparare”. Una valutazione che si rispetti non si deve limitare ad una sentenza, non deve racchiudere in un “non ammesso” quel che l’alunno non sa, ma spalancare le porte alla scoperta del perché l’alunno non ha appreso.
Un mea culpa per gli alunni che non possono permettersi di pensare che sia possibile raggiungere un traguardo senza il minimo sforzo. E’ necessario sfatare la convinzione che la promozione si configuri come un diritto e possa essere conseguita sonnecchiando sul banco per cinque ore al giorno.
Un mea culpa per le famiglie che sembrano non avere mai fatto pace con l’universo scolastico ed offrono lo spettacolo indecoroso di criticare i docenti davanti ai loro figli, facendo sfoggio di una didattica appresa non si sa dove e screditando un’immagine che, faticosamente, gli insegnanti riescono a crearsi nel corso dell’anno. Mamme e papà ignari che, oltre ad erodere una stima difficile da ripristinare, le loro critiche al corpo docente serviranno solo a legittimare l’indisciplina e la prepotenza dei loro figli.
La bocciatura chiama in causa responsabilità di molteplici protagonisti: alunni, scuola e famiglia. Inutile quindi la ricerca di un capro espiatorio, perché la mortalità scolastica è l’espressione di un insuccesso che riguarda tutti. Nessuno escluso!
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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