La butto sulla passione, perché sulle analisi (vedi Ernesto Galli Della Loggia oggi, sul Corriere della sera) c’è troppa autorevole concorrenza. Ci si domanda dove va o dove può andare la sinistra, se c’è ancora la sinistra, se ha un senso coltivare speranze mai sopite ma mai divenute realtà. Ci si domanda se ci sono differenze, oggi, tra destra e sinistra e, addirittura, tra centro e sinistra. Un tempo si litigò (erano gli anni del craxismo imperante) se fosse più giusto parlare di centrosinistra tutto attaccato o di centro-sinistra con il trattino. Quel trattino divenne campo di battaglia tra molti intellettuali e non ricordo come finì la disputa. O me ne ricordo molto bene e non voglio riesumare certe argomentazioni sulla liceità della centralità di pensieri fluidi e progressisti nel sistema metrico sociale. Ovvero: non voglio parlare di supercazzole.La passione, dunque. Essere di sinistra oggi (vale per me, ovviamente) è cercare un’analisi plurale delle cose, provare ad essere curiosi quel tanto che basta per poter esprimere giudizi ponderati. Essere di sinistra significa non considerare colpevoli gli imputati, ma significa anche provare a cercare la verità nell’analisi delle situazioni; significa chiedere dignità per i detenuti, per gli ultimi, per i diseredati, ma avere la forza di superare le divisioni, le spaccature, le forzature che tutto ciò comporta. Essere di sinistra significa rispettare tutti: non solo le donne (che pare vada sempre di moda nei salotti dei radical-chic) ma anche gli uomini, i bambini, i tossicodipendenti, gli studenti, gli adolescenti, i bullizzati, i bulli, gli immigrati, i malati, gli anziani, i disperati, i solitari. Essere di sinistra significa prestare la voce a chi non ha voce, a chi non vuole avere voce (di questi, soprattutto, dovremmo occuparci) a chi non crede di poter avere voce. La sinistra è una speranza, è un sogno, piccolo, da realizzare. Essere di sinistra significa schierarsi per lo jus soli, per la parità e per il rispetto delle scelte di tutti, per accettare una famiglia come luogo di incontri, di inclusione, di crescita e non una famiglia dove i ruoli sono preconfezionati e piramidali. Essere di sinistra significa affrontare gli altri: con pacatezza, con attenzione, con determinazione. Significa saper coniugare in senso sociale e inclusivo i concetti di patria e paese, opportunità e severità nelle scelte, chiarezza e determinazione, forza e attenzione. Essere di sinistra significa preoccuparsi degli altri e per gli altri, comprendere le difficoltà di tutti e provare a ribaltare la disperazione in speranza continuando, con determinazione, a trasformare tutto in piccole certezze. Essere di sinistra significa poter dire: “io ci sono, ma non sono nulla senza gli altri”. Essere di sinistra significa amare le pagine di un libro, rispettare le religioni di tutti e rispettare chi non crede, saper costruire non immense cattedrali, ma piccole chiese con delle solide fondamenta. Essere di sinistra significa rispettare e non dimenticare le tradizioni utili per poter scrivere un futuro inclusivo di tutti e per tutti. Essere di sinistra significa schierarsi, combattere, complicarsi la vita per difendere i propri ideali, saper abbracciare il mondo anche se il mondo non è tutto di sinistra. Essere di sinistra significa essere da una parte. Significa non accettare chi dice “stai zitta!” e neppure “stai zitto!”; significa essere Dio, Budda, Manitù, Dalai Lama, Cristo, Maometto ma anche non essere credenti; significa essere uomini a prescindere, senza razze e senza etichettamenti sessuali; significa usare tutti i colori dell’arcobaleno. Essere di sinistra significa chiamare le cose con il proprio nome e saperlo coniugare al femminile, ma significa anche rispettare chi non è d’accordo sul punto e provare a ragionarci. Essere di sinistra significa saper prendere delle decisioni per gli altri, anche dolorose, significa saper governare nel nome di tutti, avere il coraggio di essere talvolta impopolari. Non domandatevi mai se la sinistra è la parte giusta, chiedetevi, piuttosto, se ne vale la pena. Questi sono i miei piccoli pensieri di questi giorni. Con questo zaino vorrei proseguire la strada, vorrei continuare ad essere di sinistra. Con orgoglio e senza nessuna vergona.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design