Noi siamo emancipate, a noi ma che ce ne importa? C’è il lavoro, l’indipendenza, gli amici, i mille interessi, i viaggi e a volte anche un compagno.
Ma che ce ne frega a noi di sposarci? Niente, direi.
Sappiamo bene che un rapporto non si basa su un contratto, civile o religioso che sia, si basa sull’amore, sulla condivisione, sulla capacità di mediazione, sulle scelte di vita, sulla fiducia e sul rispetto reciproco. Si, sono tutte cose che sappiamo perché ce le hanno insegnate, le abbiamo apprese, ne abbiamo fatto mantra, ce ne siamo convinte. Meglio una convivenza, più sicura, più affidabile, una sorta di “terra di mezzo” che ci evita tutte quelle grane economiche, amministrative, giuridiche ed emotive che il nostro fragile ego non ha voglia di sbobbarsi.
Ode alla convivenza allora, una scelta pragmatica, pacata e saggia meritevole di ammirazione. Poi, di questi tempi, la crisi, il futuro incerto, i soldi che oggi son pochi e domani potrebbero essere meno, chi ci pensa più a sposarsi?
Ed è così.. lo dice anche mamma ISTAT che ci sposano meno questi maschi. A dirci SI, LO VOGLIO sono duecentoquattromilaottocentotrenta! Molti meno degli anni prima, molti meno dal 1972, da quando preti e sindaci hanno incominciato ad avere più tempo libero, la domenica. E molti meno EJA, DU BOLLU! Perché in Sardegna, quando vogliamo, i record gli facciamo di brutto: quasi un otto per cento in meno dal 2088 al 2011. Ci son cose in cui vinciamo, sempre.
E non è solo cosa di coja, è cosa di prima coja: a diminuire sono soprattutto le prime nozze e ci si sposa sempre più tardi, visto che il maschio Sì è dei trentaquattrenni e il femmineo Sì è delle trentunenni. In media, si intende. Mentre i recidivi, quelli che “la seconda volta andrà meglio” diminuiscono anche loro, ma il loro ottimismo incide in positivo sul totale con un bel 15%.
Eppure… Eppure, da qualche tempo mi son convinta che noi ragazze restiamo pur sempre ragazze, e quelle di noi che vivono lontane anni luce dall’idea provincial-borghese del matrimonio, trattengono timide nel più profondo anfratto del cuore quel lumicino flebile flebile di romanticismo e passione alla Elizabeth Bennet di Orgoglio e Pregiudizio e vedono il matrimonio come gesto eclatante dell’amore.
Quelle che al posto dell’anima hanno un vero e proprio Ateneo dei sentimenti, forti, coraggiose, indipendenti, emancipate, intelligenti, ironiche e sensibili, quelle che stanno benissimo anche da sole, ma che quando stanno in coppia lo fanno sino in fondo, quando amano lo fanno davvero, quelle … se la persona che amano glielo chiede, si sposano. Come atto rivoluzionario, come il compiuto dell’ammmorre. Io ti amo PUNTO Io ti voglio PUNTO e te lo dico sposandoti.
Giornalista, editorialista, opinionista, turista, altrimenti non si spiega come possa collaborare da sempre con gruppi editoriali, festival letterari, teatri, istituzioni. A tempo perso ha imparato a fare l’ufficio stampa, la blogger, l’insegnante, la PR, l’organizzatrice, il mestolo di una grande pignatta in cui sobbollono tendenze di comunicazione, arte, moda, politica e antipolitica. Questa scrive, forse bene ma non di tutto, ed entra a far parte della redazione di SARDEGNAblogger perché se la sa tirare.
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