Chiedete ad un parigino di mostravi la strada per giungere alla torre dell’esposizione universale o ad un romano le indicazioni per arrivare all’anfiteatro Flavio e troverete facce piuttosto sorprese. Qualcuno di loro, più scafato e moderno, cercherà con il suo cellulare su un motore di ricerca e scoprirà che state parlando, nell’ordine, della Tour Eiffel e del Colosseo. I monumenti famosi hanno un nome che non sempre corrisponde a quello originale o a quello suggerito dalla “scienza”. In Sardegna, invece, pare si stia decidendo di cambiare il nome ai giganti di Mont’e Prama in quanto l’accezione “gigante” è sbagliata: quelli erano eroi. C’è un interessante intervento apparso ieri sul quotidiano “La Nuova Sardegna” dell’archeologo Raimondo Zucca che ci racconta perché quelle statue ritrovate a Mont’e Prama non possono essere considerate dei giganti. E’, chiaramente, una lezione dotta e molto appassionante anche perché a cominciare la storia è il Professor Lilliu, gigante tra i giganti che parlò di eroi di Mont’e Prama sostenendo l’esistenza di un heroon, ovvero un luogo di sepoltura per chi aveva compiuto delle gesta da ricordare. Secondo il Professor Lilliu quello era un luogo sacralizzato per gli eroi. Siamo davanti a delle ipotesi e quasi sicuramente il termine “gigante” è inappropriato come però può non essere del tutto veritiero che gli eroi fossero quei personaggi di statura superiore alle media e che arrivava a m. 2.20, non foss’altro perché anche oggi è molto difficile trovare uomini di quell’altezza e gli eroi nel nostro immaginario collettivo non sempre sono “grandi e grossi”, ma sono metaforicamente dei veri e propri giganti. Così come definiamo Napoleone un gigante della storia (ed era, in realtà, molto basso) o Coppi un gigante del ciclismo possiamo anche ricordarli come eroi e nessuno avrebbe da obbiettare. Tutto sarebbe semplice se dicessimo che i giganti di Mont’e Prama sono degli eroi. E’ un passaggio successivo, che serve alla storia, all’archeologia e a chi ha interesse e voglia di raccontare questa mitica leggenda dimenticata per anni e riaffiorata solo recentemente. Una storia che, ricordiamolo, sposta le lancette molto prima dei nuraghi e ha costretto molti studiosi, Professor Lilliu compreso, a rivedere molte teorie sui sardi e sulla loro evoluzione. Ebbene: in tutto il mondo, ormai, queste statue bellissime e algide sono riconosciute e amate come i giganti di Mont’e Prama, come i Bronzi di Riace che hanno assunto quel nome perché sono stati trovati nel mare davanti al paese di Riace, come il Colosseo, Abu Simbel, la piramide di Cheope e la valle dei Re. Non ci chiediamo se gli antichi greci, romani o egizi chiamavano quei monumenti nello stesso modo con cui li riconosciamo noi, oggi. Sono convinto però che se arrivo a Il Cairo e chiedo dove si trova l’androcefala di Giza nessuno saprà indicarmi il monumento che è universalmente conosciuto come “La sfinge”. Noi sardi riusciamo, per il gusto di autocommiserarci, anche a modificare in corso d’opera un brand che era diventato orgoglio sardo nel mondo. Se vogliamo promuovere la nostra isola nel mondo continuiamo a chiamare quegli ipotetici eroi “giganti di Mont’e Prama” anche perché, e lo dico con una punta di ironia, beato il popolo che non ha bisogno di eroi. Ultimo appunto (da prendere in seria considerazione): se sul motore di ricerca inseriamo “giganti di Mont’e Prama” otteniamo 44.600 risultati, se proviamo con “eroi di Mont’e Prama” solo 15.660 e le prime cento pagine sono dedicate a questa polemica. Direi di ripensarci. Seriamente.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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