Ero una donatrice. Non che donassi regolarmente e a scadenza fissa, ma almeno un paio di volte all’anno, se capitavo al palazzo rosa o se l’autoemoteca dell’Avis stazionava nel piazzale del Conad. Mi fermavo, compilavo il modulo e donavo.
Mai avuto alcun problema dopo le donazioni, ma aspettavo il referto non tanto per sapere se le mie condizioni fossero buone, quanto per sapere se il mio sangue potesse essere utile a qualcuno che ne avesse necessità.
Poi un giorno ho subito un intervento ( https://www.sardegnablogger.it/io-e-angelina-alba-rosa-gall…/ ) e per oltre un anno ho smesso di donare.
Una mattina, dopo aver sentito la macchina dell’Avis che girava per le strade invitando a recarsi a donare, vado in via Azuni a “donare” la mia sacca di sangue. Compilo il modulo di rito e aspetto il mio turno.
– Signora, si accomodi, – mi invita il medico con fare severo. – come mai ha subito l’intervento? – Vede, avevo da tempo dei problemi che secondo il mio ginecologo avrebbero potuto causarmene altri ben più seri, e allora si è preferito…insomma, tolto il dente tolto il dolore. – Eh no, signora, non funziona così. LEI il sangue non lo può più donare. Ma si rende conto che può essere pericoloso per chi lo riceve?
Mi sono sentita piccola piccola, umiliata, forse sono arrossita, forse impallidita, comunque offesa per i modi, per quell’essere messa sotto accusa come fossi un’untrice.
Mi alzo, lo mando affanculo in silenzio e vado via.
Dopo qualche giorno telefono al mio ginecologo, che oltre ad essere un grande professionista era anche un grande uomo e un grande amico.
Per prima cosa mi rassicura: – Albarò, tu sei sana come un pesce, affuttiddinni. Per me potresti tranquillamente continuare a donare, ma fregatene, vuol dire che tutto sommato non c’è grande necessità…
Si, vabbè, però la cosa continua a rodermi.
Allora telefono ad un mio vecchio compagno di liceo, sussinco, simpatico ed ematologo, Gavino P.
– Ascò, – mi fa – io ti capisco, lo so che ci sei rimasta male, e so pure che il tuo sangue non ha nulla, ma mettiti dalla parte del ricevente: tu, tra un donatore perfettamente sano, che non ha subito alcun trattamento né alcun intervento chirurgico, e uno che dichiara di aver subito un intervento perché la sua condizione in futuro avrebbe potuto essere a rischio, cosa sceglieresti? Io credo che sceglieresti il primo, a meno che il secondo sia l’unico disponibile e in grado di salvare la vita. Tranquilla, Albarò, la tua salute è perfetta, ma qualcuno ha qualche remora. Eu tinn’irabía pigliaddu casche mezzu litru di sangu, a lu mancu t’eri caimmadda…
Dopo qualche tempo mi son trovata all’Istituto di Ematologia dove due dottoresse praticavano a Bruno la “mobilizzazione delle cellule staminali” per un eventuale autotrapianto. L’operazione ha richiesto diverse ore durante le quali si è instaurato un rapporto cordiale, si parla di tutto ed io racconto la mia esperienza di “ex donatrice”. – Ma che sciocchezza, – mi rassicura una delle due, – venga domani mattina al secondo piano, al Palazzo Rosa, ché il sangue viene controllato accuratamente e ce n’è sempre tanto bisogno…
Così ho ripreso a donare, ogni tanto, fino a quando non ho raggiunto, come donatrice, l’età della pensione.
Cosa voglio dire? Semplice, che si può trovare qualche medico stronzo, ma anche qualche donatore….
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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