…Eran giovani e forti (promettenti), ma sono morti.
Trecento sono pure i giorni di governo del “Nostro di Firenze” -Letta non durò molto di più- ma sono forse molte più di trecento le promesse da lui fatte e non mantenute, anzi, riuscendo persino a fare peggiorare settori dove si pensava di avere già raggiunto il massimo, in negativo. Tutto ciò che in qualche modo sta riuscendo di fare a questo “governo da sfinimento massivo” pare essere mirato a non risolvere proprio nulla ma semmai ad aggravare la condizione di chi bene non sta.
Solo un partito come quello (solo in parte) di Renzi, può riuscire a presentare sui suoi decreti più emendamenti dell’opposizione. Il trucco è quello classico, sfornano una legge/paravento, una di quelle che non soddisfano nessuno e per questo pare che soddisfino tutti per poi, quatti quatti e zitti zitti, ben coperti dal voto segreto e dalla palese evidenza della loro incompetenza, della loro inappetenza a strade più eque e meno dissestanti dal punto di vista sociale, stravolgerne il testo e gli enunciati a suon di emendamenti.
Ma in molti si ostinano a dire che quelle prese dal giovane-vecchio Matteo sono “le uniche azioni possibili”. Cazzo! Non ci vuole coraggio per sparare certe castronerie, ma è sufficiente possedere una insana e devastante dose di masochistico, demenziale e strafottente “qualunquismo tout court”, bisogna proprio essere scemi ed in molti parrebbero pure contenti di esserlo.
Li ho visti sapete, mentre sorridenti si avviavano a gettare la macero anni ed anni di lotte e di sudore sanguinanti, gravidi di dolore e di lunghi periodi di rinuncia e di incertezza. Li ho visti e li ho osservati bene. Non mi strappavo più le vesti da tempo, per i minatori sardi che -al pari dei lavoratori per il progetto del ponte sullo stretto- hanno per decenni campato sulle spalle di tutti, sorridevano sempre, specie quando da cassintegrati si trovavano altri tre o quattro “lavoretti in nero” per l’orgoglioso chiacchiericcio delle proprie madri e consorti dalla litania facile: “mio figlio è fortunato, pagato per non fare un bel nulla, per fare quello che gli pare”. Non scendo più in piazza, da tempo, per difendere i diritti di chi poi, alla sera, quei diritti se li gioca nelle slot machine e se li baratta al ribasso per tre perline e due lenticchie.
Non mi andrebbe nemmeno di parlarne, ma i lavori sporchi toccano sempre a qualcuno ed allora cerco di scriverne, di capire se certe schifezze le vedo solo io oppure se ne accorge pure qualcun altro. Una labile protesta, come in una hola, si solleva sino al punto di prendere sonore manganellate in testa mentre tuttintorno l’orgia, l’ammasso e i baccanali continuano, ininterrotti nelle stanze del potere. A piccole dosi fra il volgo, palliative di una mancanza e di necessità sempre più impellenti e sempre più raramente assecondabili.
Trecento giorni, un soffio nel computo delle Ere, un’eternità per chi se la passa di merda e si sente sempre meno solo in quella condizione. Il mal comune non dimezza il dolore, non raddoppia il gaudio, ma l’esatto contrario. C’è chi comincia ad accorgersene, adesso, di quanto sia tutto davvero instabile e insicuro nella vita, in questa parte di mondo. Catene commerciali che arrivano a mettere le placche anti-taccheggio persino sui salamini, sulle bustine di zafferano e sui vini che vanno oltre i 6 euro, nei centri abitati ritorna la fobia dell’autoradio, finestrini spaccati e cruscotti divelti a segnare il ritorno di nuove miserie, sempre quelle. Una democrazia partorita morente e soffocata sul nascere, fatta di paillettes e lustrini lisi ed abusati, messi a coprire i miserandi cenci di una ostentata quanto falsa serietà, di una inesistente parità, di una ormai scomparsa moralità.
Li ho visti e non li voglio più vedere, più sentire, quelli che si lamentano e basta, che pretendono di mantenere una condizione acquisita senza merito alcuno ma solo portando consensi allo stesso politico che, puntualmente, li mette in queste pietose condizioni e ne fa stare ancora peggio molti altri.
A questo punto è chiaro come il Sole, che la maggior parte degli italiani meriti esattamente chi li governa e forse anche di peggio, ed il peggio sta infatti arrivando. Ma tranquilli, non busserà, lui (il peggio) entra e si accomoda meglio di noi sui nostri divani e sulle nostre poltrone, ci frega i vestiti e si beve la nostra birra, usa il nostro spazzolino ed il nostro letto e, se solo stessimo un po’ attenti, lo vedremmo pure, quando ci appare davanti riflesso sullo specchio a farci le boccacce, a sfottere se stesso.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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