Chi è questa Lara Comi arrestata per roba di tangenti? Dice: come, non la conosci? E uno dei volti del talk. In effetti poi l’ho riconosciuta soltanto per questo, perché il suo nome legato alla sua funzione politica non mi diceva granché. E’ vero che io sono ignorante, tuttavia, vecchio pensionato, sono esponente della percezione media che si ha della politica, rappresentata soprattutto da questi salotti tv dove tutto accade meno che informare con “onestà intellettuale” (scusate, ma è uno dei pochi casi in cui la locuzione può essere usata a proposito). E l’altra rappresentazione più diffusa della politica è quella che umilia la nostra categoria, ogni giorno e più volte al giorno, in ogni canale tv: cioè i giornalisti in agguato, in cerca di politici, con microfoni e telefonini come fucili a balla sola di cacciatori sulle peste del cinghiale. Solo che i cacciatori, colpevolmente ma coerentemente, ai cinghiali sparano, i giornalisti spesso si lasciano mandare affanculo da gentucola che con fare sdegnoso dice che vuole essere lasciata in pace ma pensa il contrario. Io ho sempre saputo che se un politico nega informazioni a un giornalista, questi gli deve ricordare che è dovere di un personaggio pubblico rendere trasparente la propria attività usando i canali professionali dell’informazione e se ti rifiuti ti faccio il culo a tana di grillo informandone i miei lettori o telespettatori. Basta con questi spettacoli che umiliano la nostra categoria e l’importante ruolo di controllo e denuncia di cui oggettivamente è investita soprattutto in momenti nei quali la democrazia non è più una condizione tanto scontata in nessuna parte del mondo. Non vorrei che il vecchio, immortale Humphrey si veda costretto a correggere al passato il suo motto: “Era la stampa, bellezza”. Il nostro ordine professionale dovrebbe potersi occuparsi di salvaguardare la dignità dei giornalisti anche entrando nel merito dell’organizzazione di certi servizi giornalistici e di certe disposizioni che vengono impartite, soprattutto deve promuovere un dibattito e creare norme sulla severa distinzione tra informazione e intrattenimento. L’infotainment è un fenomeno di cui a suo tempo ho parlato nelle scuole di giornalismo come roba futuribile ma tutto sommato ancora lontana. Ora è drammaticamente parte anche del giornalismo italiano. Così come lo sono certi colleghi che hanno notorietà e spazio politico soltanto in quanto ospiti fissi dei talk: funzionano perché sanno stare davanti alla telecamera, sono aggressivi, giocano a litigare con il conduttore o la conduttrice e con gli ospiti, ma non dicono niente a parte il solito mantra. Spesso il giornale che rappresentano vende una manciata di copie e come opinion maker cartaceo vale mezza sega. Sono i colleghi che funzionano in quanto personaggi da gabbia tv non in quanto giornalisti tout court. C’è da dire che questa non è una novità: anche ai tempi mitizzati del vecchio giornalismo italiano c’erano colleghi che nei salotti veri e propri, in genere quelli romani e milanesi, erano principi e cardinali ma nel loro vero lavoro non se li cagava nessuno. Non chiedo certo al nostro ordine professionale di entrare nel merito della conduzione dei talk show, ma se chiami uno come Cacciari a un dibattito sull’alluvione di Venezia, non puoi pretendere che abbia gli stessi tempi e spazi degli altri che in maniera equilibrata sparano luoghi comuni. Ciò che dirà Cacciari sarà senz’altro infinitamente più interessante, informato e privo di fini reconditi di ciò che che diranno gli altri. Vero giornalismo in un talk è dare spazio a chi dà notizie e interpretazioni chiare e oneste e non a chi a chi fa più spettacolo. Quindi, pur senza interventi repressivi e senza intromissioni improprie, mi piacerebbe che l’Ordine ritrovasse quel ruolo di proposta che in altri momenti storici ha saputo ricoprire, potentemente riformatore nella contemporaneità del giornalismo italiano, che pur con molte magnifiche eccezioni, mi sembra complessivamente in uno stato di salute abbastanza preoccupante .
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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