Il pm di Genova, Enrico Zucca, andrebbe premiato per il coraggio e l’onestà intellettuale delle sue parole. In effetti è vergognosa la promozione ai vertici della DIA di un condannato per i depistaggi e le omissioni sui fatti della Diaz. E vergognosa è anche l’ipocrisia di chi, per difendere l’indifendibile, accusa Zucca per cose che non ha detto. Il PM -che indagò sulla macelleria messicana compiuta, sulla base di ordini precisi, da agenti in servizio- è stato molto preciso nel pronunciare la sua accusa. Ha detto infatti che ai vertici della Polizia ci sono persone che protessero i torturatori di Bolzaneto. È un fatto, non un’opinione: Gilberto Caldarozzi, promosso a Vice direttore tecnico operativo della DIA, è stato condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per aver collaborato a insabbiare le indagini sui pestaggi di Genova. Zucca ha detto che questa scelta (promuovere anziché isolare chi si macchia di certi reati) mette l’Italia nella condizione di non poter pretendere nulla dalle autorità egiziane, colpevoli di fare melina sul Caso Regeni. Ora Zucca viene attaccato come se avesse detto che i Vertici della Polizia sono i torturatori della Diaz; una cosa che il magistrato non ha mai detto. Negli anni Sessanta era attiva in Italia una zona grigio-nera formata da funzionari dello Stato di antica fede fascista, massoni, terroristi neri di idee naziste (Freda) e politici anticomunisti sempre in bilico tra democrazia e dittatura (basti pensare a Gladio). Questa sacca di melma che controllava e condizionava la vita del paese, era il contesto in cui si fabbricavano prove contro finti colpevoli (Feltrinelli, Valpreda, Pinelli) e si occultavano quelle che avrebbero inchiodato i veri responsabili delle varie nefandezze commesse (Piazza Fontana su tutte). Al di là delle tensioni ideologiche, c’è che il Potere ha bisogno di tutelare innanzitutto sé stesso contro chi minaccia di sovvertirlo, e per fare questo è disposto a lordarsi senza ritegno. Oggi, alla lodevole denuncia fatta da Zucca, reagiscono indignati il solito Gasparri, Giovanardi e il neo Democratico Casini, e buttano fango su un atto di accusa che dovrebbe invece far riflettere: perché il potere, in Italia, non ha anticorpi contro i suoi stessi reati? Forse perché prevale sempre quell’istinto di sopravvivenza? Mi sarei aspettato, ma forse c’è ancora tempo, una presa di posizione del PD a favore del magistrato. Il fatto che Caldarozzi sia stato a suo tempo promosso proprio da Minniti potrebbe allungare un po’ i tempi. Il desiderio di non mettere mai in discussione il Potere, il Sistema in cui si è inseriti, e l’idea che la ragione ce l’ha chi comanda, invece, potrebbero allungare questo silenzio fino a renderlo eterno.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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