Il 4 dicembre 1890, ad Armungia, nasce Emilio Lussu, l’eroe della prima guerra mondiale, il padre del Sardismo, l’antifascista, il deputato, il ministro. Il fiero avvocato che una sera di autunno, durante un assalto tentato dalle squadracce fasciste, uccide con una fucilata un giovane cagliaritano di 22 anni. Sono le cinque e mezza del pomeriggio del 21 ottobre del 1926 quando a Bologna Anteo Zamboni, un ragazzo di quindici anni, spara a Benito Mussolini, che a bordo dell’auto presidenziale percorre il tratto tra via Rizzoli e via Indipendenza. Mussolini, grazie all’intervento di un maresciallo dei carabinieri, che strattona Zamboni facendo così deviare il colpo, ne esce indenne, mentre il giovane, immediatamente aggredito, viene linciato da un’orda inferocita: sul suo esile corpo quattordici pugnalate, segni di strangolamento e un colpo di pistola. La notizia dell’attentato arriva a Cagliari tre ore dopo. Immediatamente scatta una sorta di coprifuoco: viene dato l’ordine di chiusura di tutti i locali pubblici, compresi i cinema e i teatri; nelle sedi del partito fascista scatta la mobilitazione per vendicare il “vile attentato”. Emilio Lussu è rientrato a Cagliari da qualche giorno per partecipare come difensore ad un processo politico. Sia Gramsci sia il suo amico Francesco Fancello avevano tentato invano di farlo rimanere a Roma (è deputato dal 1924) perché era nota da tempo l’intenzione dei fascisti di assassinarlo. Lussu, quel giorno, ha trascorso tutto il pomeriggio a casa, dove ha anche lo studio, a lavorare. Per le strade del centro inizia nel frattempo una strana eccitazione: urla, clamori, cori fascisti, cortei improvvisati. Il deputato sardo non conosce ancora ciò che è avvenuto a Bologna, viene informato dal collega Luigi Calabresi degli strani movimenti che si stanno verificando in città e insieme apprendono, per strada, dell’attentato a Mussolini e delle intenzioni di vendetta delle squadre di fascisti che escono minacciosi dalla sede di piazza del Sepolcro. L’uomo non si scompone, manda a casa la governante e va a cena in una trattoria di corso Vittorio dove lavora un cameriere che era stato suo soldato durante la guerra. Quel giovane è diventato fascista nel frattempo, ma continua a nutrire una grande stima nei confronti del suo ex ufficiale. Si vede che è molto imbarazzato e Lussu non si sforza certo di metterlo a suo agio. Infine il cameriere prende coraggio, gli si avvicina: «Signor capitano, – gli dice- io so quali ordini ci sono. La scongiuro, non torni a casa: parta subito…». Sono passate da poco le 22 e 30 quando il capitano si avvia verso casa percorrendo via Manno. Una schiera di giovani armati di bastoni, di funi e di catene lo incalza ad una cinquantina di metri. Urlano, sbraitano, cantano. Ma non è certo un manipolo di scalmanati che può intimorire l’eroe della grande guerra, che anzi, ogni tanto, si volta e lancia occhiate di disprezzo verso quell’orda che intona il ritornello: «Col pizzetto di Lussu faremo spazzolini per pulire gli scarpini a Benito Mussolini». Arrivato a casa si organizza per fronteggiare l’attacco. Saranno almeno un centinaio, ma solo una ventina prova ad entrare in casa sferrando calci e spallate al portone. Lussu li avverte: è armato. Ha imbracciato il fucile, quello delle innumerevoli battute di caccia sulle montagne attorno ad Armungia e ha fama di ottimo cacciatore. Fallito il tentativo di entrare dalla porta, alcuni formano delle colonne per assaltare le finestre. Un giovane prestante, incoraggiato dalle urla dei compagni, con un balzo raggiunge un balcone, si tiene con una mano alla ringhiera e allunga il braccio per issare un amico. Lussu è in guardia, lo vede, punta il fucile, spara. Un urlo e il giovane cade a terra, in strada. Attorno al corpo si forma il vuoto: quegli scalmanati che volevano assalire un uomo solo se la danno a gambe, lo lasciano morire lì. Vigliacchi! Si chiama Battista Porrà, ha ventidue anni, fa il ferroviere e frequenta la palestra. Emilio Lussu verrà processato e assolto, da un tribunale fascista, per legittima difesa.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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