Quattro anni fa, uno di quegli ingegneri informatici che sanno tutto mi predisse la morte di Facebook. Twitter lo avrebbe fagocitato in pochi mesi, mi garantì.
Secondo lui – e secondo molti, in quel periodo – la sintesi estrema dei 140 caratteri e non uno di più rispettava a meraviglia i tempi contratti di un mondo in frenetico movimento. Facebook, invece, era troppo lento e prolisso, costringeva insomma a pause di comprensione lunghe quanto i suoi post. Un lusso, quello di perdere tempo a capire, che oggi non ci si può permettere, a sentire lo scienziato.
Mi permisi di obiettare, da utente e da operatore della comunicazione, replicando che Twitter fosse nulla più che la rivisitazione digitale del telegramma, un mezzo così povero e limitato che alla fine si sarebbe rivelato perdente, incapace com’era di veicolare concetti sufficientemente articolati in quelle tre righe di un cinguettio.
Ad ottobre, Twitter ha annunciato il licenziamento di un terzo dei suoi dipendenti, oltre trecento, a causa di una crisi strutturale che per essere superata impone l’adozione di nuove formule. Twitter, a quanto se ne sa, assomiglierà di più a Facebook.
Io non sono ingegnere informatico, ma non è necessario esserlo per capire che dai nuovi canali di comunicazione la gente non chiede solo velocità. Sono tempi in cui c’è bisogno di capire sempre più, di soffermarsi quanto serve per scomporre pezzo per pezzo certi complessi fenomeni del nostro tempo. È passata una settimana dai fatti di Colonia, ma ancora cosa sia accaduto esattamente non lo sappiamo. I media hanno riportato notizie contraddittorie e affastellato informazioni senza pervenire ad un quadro plausibile, mentre una fetta crescente dell’opinione pubblica diffida sempre più di una parte degli organi di stampa: sia perché li ritiene manipolati, sia perché la ricerca di velocità penalizza l’autorevolezza dell’informazione.
Ieri, per dirne una, un quotidiano online sardo ha assicurato che la morte di David Bowie fosse una bufala, lo stesso quotidiano che in occasione della visita di Bergoglio a Cagliari annunciò che “il Papa è arrettato a Cagliari”: voleva dire atterrato. Tutti sbagliamo, per carità, ma l’errore diventa più frequente quanto più si è ossessionati dai tempi ridotti.
Spesso dentro la redazione di Sardegnablogger ci si confronta su questi aspetti, perché chi scrive per una platea ha il dovere di compiere uno sforzo di sintesi e di immediatezza: quel che si può compiutamente contenere in cento parole, entro le cento parole deve restare.
Ma, come dicevo, quella dei nostri tempi è una realtà complessa, spesso raccontata in maniera approssimativa e facilona. La sintesi è un efficace strumento per favorire la comprensione, ma quando l’argomento è articolato e necessita di un’accurata analisi non sempre si può essere stringati e brevi. E chi fa informazione seriamente deve riportare nel modo più completo possibile le sue conoscenze.
Gli utenti che maneggiano la rete con proprietà, questo lo sanno. Per fare un esempio che riguarda questo blog: le inchieste di carattere antropologico e ambientale curate per Sardegnablogger da Fiorenzo Caterini non brillano certo per brevità, eppure hanno sempre visualizzazioni elevatissime. Significa che la lentezza può, alla lunga, essere molto più vantaggiosa della velocità e della sintesi forzate. Se ci prendiamo qualche minuto di più per leggere e capire, saremo tutti cittadini più consapevoli. Diceva una massima africana: il giovane ha gambe forti, ma il vecchio conosce la strada.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design