In questa settimana il governo di quel signore che non usa camicie colorate partorirà il DEF e il PNR, il Documento di economia e finanza e il Programma nazionale di riforme.
Il DEF è il principale strumento con cui si programma l’economia e la finanza pubblica nel nostro paese: definisce gli obbiettivi della finanza pubblica per il triennio a seguire, aggiorna le previsioni ed espone gli interventi necessari per raggiungere gli obbiettivi. Una bussola, insomma. E’ un testo programmatico (viene approvato dal governo e dal Parlamento) ma non ha forza di legge. E proprio per questo, come tutti i testi programmatici, ha il segno del sogno, dell’utopia, della fantasia e dell’ottimismo.
Storicamente, gli economisti che elaborano il DEF sono stati ottimisti e di manica molto larga nelle indicazioni di stima per la crescita della nostra ricchezza, che da noi – in questo sciatto mondo materialista – si misura in PIL. Questa volta il signore che ha solo camicie bianche nell’armadio, e che molto casualmente guida il paese, ha esercitato virtù di prudenza: la stima per il Pil 2015 sarà del +0,7%.
Già che figure meschine gli economisti (e i politici) ne hanno accumulato in passato.. : il DEF di un anno fa prevedeva per il 2015 una crescita dell’1,3%. Poi a settembre dello scorso anno si sono affacciati alla finestra e forse, vedendo il paesaggio socio economico italiano alla stregua di quella landa desolata dei disoccupati di Marienthal, hanno provveduto a “ritoccare” il DEF e le stime precedenti, portando i valori ad un ben più misero +0,6%. Nel frattempo però, a fine anno, abbiano registrato un -0,4% rispetto al 2013. Ma, in modo indefesso, l’ottimismo tracimante non si nega a nessuno e forse riusciranno ad imporlo anche come norma costituzionale, così come hanno fatto col pareggio in bilancio.
Qualcuno le ha anche contabilizzate, le figure di merda che derivano dal tracimante ottimismo di questi sconsiderati funzionari: se si fossero avverate le stime del governo fatte solo tre mesi prima che cominciasse l’anno, la variazione del PIL sarebbe stata più alta del 14,2% in sette anni, dal 2008 al 2014: a cifre attuali, quasi 160 miliardi, 22 miliardi all’anno, 3 volte il valore che servirebbe ad evitare l’aumento dell’IVA.
Già.. l’IVA. Un’altra tassa di cui forse il signore con la camicia bianca e il gruppo dei suoi fedeli riuscirà ad evitare l’aumento solamente aumentandone altre, di tasse: alcune spese deducibili non lo saranno più, le aliquote resteranno invariate ma si pagheranno più imposte. Togo, vero? Poi si scaricherà sugli enti locali la responsabilità di aumentare le tasse locali. Toghissimo, vero?
Tasse, tagli e privatizzazioni. Un bel nome, questo, per evitare di raccontare la verità: svendita di pezzi di Stato a prezzi abbordabili. In “riformese renziano” ‘sta cosa qui si chiamerà PNR, Programma nazionale di riforme. E’ ciò che ci chiede l’Europa per avere la possibilità di elemosinare alla Troika altra liquidità, sghei freschi con i quali cercheremo di tappare il buco crescente del nostro debito pubblico. I nostri debiti, che nel 2010 erano 1.851 miliardi (115,3% sul PIL) e ora, dopo le “misure di risanamento”, salvaItalia, salvaqui e salvalì, salvatiilculo… è di 2.135 (132,6% sul PIL).
E’ che bisogna incominciarea dire sempre la verità; è che i politici dovrebbero ragliare meno ed essere meno opachi. E una verità importante, seriamente importante, è che il nostro debito pubblico cresce ed è destinato a crescere – nonostante tutte queste disastrose idiozie spacciate per politica economica in questi anni – a causa degli interessi passivi sul nostro debito pubblico. Che non sono pochi: più di 300 miliardi in quattro anni (dal 2010 al 2013).
Nel 2010, su un debito che era di 1.851,26 miliardi, gli interessi passivi ammontavano a 71,15 miliardi (pari al 4,6% del Pil). Ora, dopo la cura di Monti, quella di Letta e le sciocchezze neoliberal del signore con la camicia bianca che ha voluto flessibilizzare uno dei mercati del lavoro meno rigidi in Europa (lo dice l’OCSE e il FMI, mica Il Manifesto), la cifra è salita a 82,04 miliardi (5,3% del Pil), su un debito cresciuto rispetto agli anni precedenti.
Insomma, abbiamo un cappio al collo che, mica tanto lentamente, si sta stringendo sempre di più. E continuiamo a leccare il culo al boia, invece che iniziare ad avere coraggio, buttare nella fogna la parità di bilancio iscritta in costituzione e crederci, davvero crederci, nel valore di riformze che abbiano il segno di ciò che Keynes ha insegnato a tutti. Quasi tutti…
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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