Lo ammetto. Dopo aver saputo dell’uscita in edizione Dvd dei film di Nanni Moretti (li ho tutti in VHS) sono andato in edicola e pasticciando le parole ho chiesto: “Lo avete Ecce bombo?” Me lo ha dato subito e con un sentimento misto a vergogna e ilarità sono quasi fuggito. Il film l’avevo visto almeno quattro volte e ogni volta è stato diverso. Adesso sono tutto sommato abbastanza anziano e riesco a stratificare meglio i ricordi. Ci sono cascato, meglio ci sono ricascato. Quel film è magnetico, bellissimo, infinito, inutile, stronzo, è un condensato di parole, movimenti, cose futili, passaggi immensi di quello che siamo stati e forse non potremmo più essere. Perché noi quelli eravamo: maschilisti, solitari, infingardi, egoisti, mammoni, romantici e inutili. “Mi si nota di più se vengo o non vengo?” Una famiglia pasticciata, democratica, gonfia di libri e di parole. Ecco, riguardando Ecce bombo mi sono reso conto di quante parole si usavano ai nostri tempi: conferenze, dibattiti, un tavolo di giovani: “Vito sa fare bene il giovane, poi andiamo a Ostia a vedere l’alba”. Quell’andare lento, quella luce artificiale, “Aspettando l’alba occorre parlare di noi, i rapporti con le donne, parlare di noi, parlare di noi”. Se non ci fosse stato Ecce bombo noi non saremmo mai diventati quelli che potevamo ridere di noi. Noi siamo stati i pasticcioni dei sentimenti. Quello che si scriveva nella notte, la mattina non piaceva più. “Ma quanto vedremo il sole? Sto male, c’ho pure freddo.” Ed eccola l’alba urlata da un signore in bicicletta: “Ecce bombo, ecce bombo”. Quell’alba livida, gonfia di orizzonti rappresi, di futuri lasciati nelle nostre tasche. “Silvia resta, poi leghiamo anche sessualmente. Ma dove va la nostra Silvia? Parte il treno. Vai? Posso andare? Vai. Ciao”. Quegli incontri tutti maschili, quel sole che si aspettava ed invece è sorto dalla parte opposta. “E’ un segno. Abbiamo smesso di fare politica attiva”. Ci siamo tolti un peso. E poi, la grande frase: “Dobbiamo fare qualcosa”. Noi eravamo quelli, diversi dai comportamenti dei nostri nonni, per essere nelle cose di tutti i giorni, rivoluzionari. E la risposta quale poteva essere? “Per stare insieme possiamo fare una squadra di pallacanestro e utilizzare una data: XX settembre, IV novembre. Son tutte occupate le date”. “E’ la tua compagna? No, mia moglie. “ Questo era il nostro mondo. “Mi intimidisci molto, sono innamorato di te, mah.” “Volevo fare l’amore con te. E’ impraticabile? Si, penso di si. Ma lo hai chiesto troppo tardi.” “Comunichiamo così poco.” Ecco, a quella frase mi sono fermato: comunichiamo così poco. E adesso? Con facebook dico, comunichiamo? Non lo so. Ecce bombo è il condensato della passione, i nostri anni, la lotta e la rivoluzione. In fondo siamo rimasti così, dolcemente stronzi e goliardicamente maschilisti: “Mi si nota di più se vengo e mi metto vicino alla finestra o se non vengo affatto?”. Nanni Moretti in questo film, lasciatemelo dire, ha dipinto la nostra stronzissima e immensa primavera.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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